Processo Genesi: 5 condanne in Cassazione, per il boss Mancuso si torna in Appello
Si chiude in Corte di Cassazione il maxiprocesso scaturito dall’operazione antimafia “Genesi” contro la cosca dei Mancuso di Limbadi, nel vibonese.
Cinque le condanne confermate dal secondo grado (LEGGI), uno invece l’annullamento con rinvio e riferito al presunto boss di quello che è considerato come uno dei più potenti clan di ‘ndrangheta della Calabria: parliamo di Pantaleone Mancuso, detto “l’Ingegnere”, per il quale sarà quindi ed ora necessario un nuovo processo d’Appello.
Tredici anni inflitti così a Nazzareno Prostamo, di San Giovanni di Mileto, considerato come un esponente di primo piano dell’omonimo clan.
Sei anni di reclusione, invece, per i fratelli Diego e Francesco Mancuso, ritenuti responsabili del reato di associazione mafiosa.
L’operazione Genesi risale a 19 anni fa, all’agosto del 2000. Nel processo di primo grado erano 42 le persone imputate con l’accusa di far parte della cosca Mancuso, ma anche di quelle dei Galati e Prostamo di Mileto, dei Soriano di Filandari e dei Morfei di Dinami.
L’accusa, rappresentata nel marzo del 2013 dal procuratore della Dda di Catanzaro Giuseppe Borrelli e dal pm Simona Rossi, aveva chiesto condanne per un totale di 379 anni di carcere (LEGGI).
Il Tribunale vibonese condannò 11 di loro assolvendo gli altri 31, assoluzioni che non vennero appellate dalla Procura. Nel processo di secondo grado le condanne furono invece sei, con una assoluzione e tre prescrizioni.