‘Ndrangheta in Liguria. Le mani dei boss sul Comune di Lavagna, domani attesa la sentenza

Calabria Cronaca
Il tribunale di Genova

Avviato nel 2013, il processo scaturito dall’operazione “I conti di Lavagna” si avvia alla sua conclusione. È prevista per domani, infatti, la sentenza di primo grado per i 19 imputati dell’inchiesta che ha svelato un sistema di infiltrazioni della ‘ndrangheta nella cittadina del Tigullio.

Tutto è partito a seguito del ritrovamento di un arsenale nell’entroterra di Chiavari. Le indagini hanno poi documentato diversi passaggi sospetti di persone all’hotel Ambra, della famiglia Nucera, che era finita sotto le lenti della magistratura con il processo Maglio 3.

Secondo gli inquirenti l’albergo sarebbe stato il centro di ritrovo per politici, imprenditori e pregiudicati di origine calabrese.

Le indagini hanno poi permesso agli inquirenti di scoprire che le elezioni del 2014 sarebbero state pilotate con il voto di scambio: tanto le famiglie Nucera-Rodà quanto alcuni politici sarebbero infatti diventati i vertici dell’amministrazione comunale.

La stessa famiglia sarebbe risultata interessata a diverse attività economiche, come la gestione dei rifiuti, bar, chioschetti, e ancora ad episodi di usura, riciclaggio e reinvestimento di proventi illeciti nel mercato immobiliare.

L’inchiesta ha poi azzerato i vertici del Comune, che è stato sciolto con decreto del Presidente della Repubblica il 27 marzo 2017.

Il blitz è scattato nel 2016, quando la polizia ha arrestato 8 persone, delle quali cinque finite in carcere (Paolo, Antonio e Francesco Nucera, insieme a Francesco Antonio e Antonio Rodà, finiranno in carcere) e tre ai domiciliari (l’ex parlamentare Gabriella Mondello, il sindaco Giuseppe Sanguineti e il consigliere comunale Massimo Talerico).

Le accuse più pesanti sono per Paolo Nucera, titolare dell’hotel Ambra, accusato di essere il capo del gruppo malavitoso.

Il processo è iniziato il 13 settembre 2017, ma soltanto dopo 16 mesi il perito ha terminato la trascrizione di tutte le intercettazioni telefoniche ed ambientali, registrate nei tre anni e mezzo di indagini, eseguite dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura di Genova.

LE RICHIESTE DELL’ACCUSA

Lo scorso 15 maggio, al termine della requisitoria, i pm hanno quindi formulato le richieste di pena per i 19 imputati: si tratta, complessivamente, di oltre 120 anni di carcere.

Per Paolo Nucera, accusato di associazione mafiosa, detenzione ed occultamento illegale di armi aggravato dall’agevolazione mafiosa, traffico illecito di rifiuti e corruzione elettorale aggravata dall’agevolazione mafiosa, sono stati chiesti 20 anni; per Francesco Antonio Rodà, imputato per associazione mafiosa, esercizio abusivo di attività finanziaria aggravato dall’agevolazione mafiosa, usura aggravata dal metodo mafioso, detenzione ed occultamento illegale di armi aggravato dall’agevolazione mafiosa, estorsione aggravata dal metodo mafioso e detenzione e traffico di sostanze stupefacenti, chiesti 20 anni.

Per Antonio e Francesco Nucera, entrambi accusati di associazione mafiosa, detenzione ed occultamento illegale di armi aggravato dall’agevolazione mafiosa, traffico illecito di rifiuti, truffa ai danni di ente pubblico e falso ideologico in atto pubblico, chiesti 15 anni e mesi 6 di reclusione; per Giovanni Nucera, figlio di Paolo, imputato per traffico illecito di rifiuti, truffa ai danni di ente pubblico, falso ideologico in atto pubblico e esercizio abusivo dell’attività di gioco e scommessa aggravato dall’agevolazione mafiosa, i pm hanno chiesto 2 anni; per Giovanni Nucera, figlio di Antonio, imputato per detenzione ed occultamento illegale di armi aggravato dall’agevolazione mafiosa, chiesti 2 di reclusione.

Tra i politici, per l’ex parlamentare Gabriella Mondello, imputata per corruzione elettorale aggravata dall’agevolazione mafiosa, abuso d’ufficio aggravato dall’agevolazione mafiosa, esclusi il reato di millantato credito e un’ipotesi di abuso d’ufficio, chiesti 3 anni; per l’ex sindaco Giuseppe Sanguineti, imputato per corruzione elettorale e abuso d’ufficio aggravati dall’agevolazione mafiosa, chiesti 4 anni e mesi 6 di reclusione. Per Massimo Talerico, imputato per corruzione elettorale aggravata dall’agevolazione mafiosa e abuso d’ufficio aggravato dall’agevolazione mafiosa, chiesti 3 anni e 2 mesi di reclusione.