Castrovillari. Sgominata la “banda del legno”. Quindici fermi nella Sibaritide
Taglio di legname, ma anche tentati omicidi. Queste le attività del “sistema criminale” sgominato questa mattina all’alba durante un blitz dei carabinieri di Cosenza, che ha portato all’esecuzione di un provvedimento di fermo di indiziato di delitto, emesso dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Castrovillari, nei confronti di 15 persone, tra cui due donne (LEGGI).
Per gli inquirenti gli indagati sarebbero responsabili, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata al furto aggravato ed alla ricettazione di legname e, per alcuni di loro, anche di furti di autovetture utilizzate per il trasposto del materiale.
Oltre al reato associativo, sono inoltre contestati, sempre ad alcuni, l’estorsione, sia tentata che consumata, per diversi episodi, così come un tentato omicidio, una serie di furti in abitazione, danneggiamenti seguiti da incendio e riciclaggio.
L’operazione, denomina Fangorm, ha coinvolto oltre centoventi militari dell’Arma ed è stata eseguita con il supporto del 14° Battaglione Carabinieri “Calabria”, dello Squadrone Eliportato Cacciatori “Calabria” e unità cinofile nonché di un velivolo dell’8° nucleo elicotteri di Vibo Valentia.
L’attività investigativa svolta dagli uomini della Compagnia di Rossano, coordinati dal Sostituto Procuratore della Repubblica Luca Primicerio e diretti dal Procuratore di Castrovillari Eugenio Facciolla, avrebbe permesso di far luce su un fenomeno criminale molto sentito dalla popolazione e che, per la prima volta, viene aggredito in maniera particolareggiata.
Proprio gli accertamenti svolti in queste aree, avrebbero portato a documentare che, nel tempo, i tagli abusivi avrebbero fruttato illegalmente centinaia di migliaia di euro.
Inoltre, dall’attività emergerebbe come da parte degli indagati non vi fosse alcuna remora nel depauperare il patrimonio boschivo del territorio, anche abbattendo alberi secolari e tutelati da apposite normative a carattere comunitario.
GLI INDAGATI
Giuseppe Tedesco, 47enne; Leonardo De Martino, 47enne; Luigi De Martino, 46enne; Pasquale De Martino, 22enne; Luigi De Martino, 26enne; Natale De Martino, 52enne; Giuseppe Faustini, 39enne; Gennaro Larocca, 37enne; Nicola Macaretti, 38enne; Antonio Macaretti, 29enne; Domenico Macaretti 67enne; Michele Lizzano, 56enne; Maria Antonietta Tavernise, 23enne; Rosaria Vulcano, 37enne; Vincenzo Curia, 55enne. Per dodici degli odierni indagati si sono aperte le porte del carcere di Castrovillari, mentre due donne sono state portate nelle proprie abitazioni ai domiciliari; soltanto per uno di loro, il provvedimento è stato notificato nel carcere di Castrovillari, essendo già sottoposto a misura cautelare in carcere per altra causa.
L’INIZIO: IL TENTATO OMICIDIO DI UN AGRICOLTORE
Le indagini sono partite dopo il tentato omicidio di un allevatore rossanese, all’inizio di gennaio 2018. Nell’occasione i militari dell’Arma vennero chiamati dopo una segnalazione da parte della stessa vittima che aveva raccontato di essere stato colpito da colpi di fucile, nell’area montana di Rossano, mentre era a bordo del suo fuoristrada.
I colpi erano però finiti sul montante del fuoristrada e l’allevatore ne era quindi uscito illeso.
IL CONTROLLO DEL TAGLIO ABUSIVO DI LEGNAME
Le indagini successive, così, avrebbero messo in luce la presenza di una vera e propria organizzazione capace di gestire le attività di taglio abusivo del legname nelle aree montane rossanesi.
Ogni componente dell’organizzazione, inoltre, avrebbe avuto il proprio ruolo sia per il taglio, ma anche per la ricettazione del legname depezzato, che veniva poi stoccato in alcune aree o magazzini e rivenduto ai consumatori finali.
Le attività di taglio, come verificato con diversi sopralluoghi tecnici, avvenivano per lo più in aree demaniali, regionali e comunali, tra cui alcune sottoposte a vincolo comunitario, poiché riconosciute da normative europee come Siti di Interesse Comunitario “Habitat”.
Per eseguire le operazioni, alcuni degli indagati avrebbero anche rubato fuoristrada, poi trasferiti in aree difficilmente accessibili nelle zone boschive di Rossano e Longobucco ed utilizzati per il trasporto del legname.
LE ESTORSIONI E LE TENTATE ESTORSIONI
Proprio la volontà di sfruttare le aree naturali sarebbe anche alla base di un tentativo di estorsione nei confronti dell’allevatore, quando nel novembre del 2017 quattro degli indagati avrebbero incendiato un ovile in località Conche di Longobucco, rubato i capi di bestiame e ne avrebbero uccisi degli altri.
La tesi è che così facendo avrebbero voluto spaventare l’allevatore per indurlo a liberare il terreno e favorire gli interessi e le dinamiche criminali dell’associazione.
Nel corso delle investigazioni è emerso che in alcune aree montane di Rossano, due dei fermati sarebbero responsabili poi di estorsioni ai danni di dieci proprietari di immobili.
Questi, sotto la minaccia di danneggiamenti ed angherie avrebbero sborsato una quota annuale ai due fratelli per le attività di controllo e per i lavori di manutenzione necessari nel corso dell’anno.
I FURTI IN ABITAZIONE
Ad alcuni degli indagati, infine, sono stati contestati una serie di furti in abitazione avvenuti a Corigliano-Rossano tra il marzo e l’aprile 2018, nel corso dei quali avrebbero rubato vari suppellettili, attrezzi agricoli ma anche elettrodomestici.
In alcuni casi avrebbero inoltre appiccato degli incendi all’interno, per creare più danni e creando un vero e proprio allarme sociale.
In un caso, un partecipante all’associazione avrebbe sfruttato alcune fatture false della propria azienda agricola per giustificare il legname rubato e rendere difficoltosi i controlli da parte delle Forze dell’Ordine: per questo motivo viene contestato il reato di riciclaggio.