Operazione Fangorn. “Banda del legno”: scarcerato 27enne rossanese
La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso presentato dall’avvocato Francesco Nicoletti, difensore di fiducia di Luigi De Martino, pluripregiudicato 27enne rossanese, ed ha annullato senza rinvio, disponendo la scarcerazione dell’uomo, il capo di imputazione per tentata estorsione aggravata, danneggiamento seguito da incendio e furto aggravato.
Secondo gli inquirenti De Martino, in concorso con altre persone, e con la violenza, sarebbe entrato di notte nell’azienda agricola e di allevamento di un imprenditore in una zona boschiva di Longobucco - concessa in affitto allo stesso imprenditore dal Comune con un contratto quinquennale - ed avrebbe incendiato il casolare e un veicolo, danneggiando anche un altro mezzo, uccidendo alcuni capi di bestiame e trafugandone altri, oltre che impossessandosi di attrezzi agricoli.
L’accusa sostiene che il tutto sarebbe avvenuto per costringere l’imprenditore ad abbondonare la zona boschiva, e così sia il 27enne che “altri associati” avrebbero avuto la possibilità di accedere liberamente all’are ed effettuare indisturbati furti di legna, con un danno per l’imprenditore rappresentato appunto dalla perdita del possesso del terreno e dei profitti derivanti dalla sua utilizzazione.
De Martino venne così arrestato nell’ambito dell’operazione denominata “Fangorn” (QUI), nata da una inchiesta - coordinata dalla Procura della Repubblica di Castrovillari - portata a termine nel 2019 dai Carabinieri della Compagnia di Rossano dopo una lunga attività avviata dopo il tentato omicidio di un allevatore di Rossano, già vittima di un tentativo di estorsione, verificatosi nel gennaio 2018 nella zona di Piana dei Venti.
Dalle intercettazioni ambientali e telefoniche emerse un quadro definito “allarmante” alla luce del quale, nel luglio dello stesso anno, i militari eseguirono 15 fermi di indiziato di delitto nei confronti di presunti affiliati a quella che ritenevano “una vera e propria associazione per delinquere”, operante sin dal mese di dicembre del 2016 (QUI), che avrebbe commesso un numero indeterminato di tagli abusi e di furti di legna nei boschi demaniali dell’area montana di Corigliano Rossano, legna poi venduta a dei “clienti”.
Gli investigatori contestarono anche estorsioni, danneggiamenti, furti di autovetture o in abitazioni, finanche un tentato omicidio e all’imposizione del pagamento della cosiddetta guardiania.
Le attività di taglio, per come ricostruito dagli inquirenti, sarebbero avvenute in aree demaniali sottoposte a vincolo comunitario poiché riconosciute come siti di interesse comunitario “Habitat”, con un ingente danno economico e paesaggistico.