Scomparsa Maria Chindamo, esce dal carcere Salvatore Ascone
Esce dal carcere Salvatore Ascone, pluripregiudicato di Limbadi, ritenuto dagli inquirenti vicino alla cosca Mancuso di Limbadi e ritenuto responsabile in concorso dell’omicidio di Maria Chindamo, la giovane imprenditrice di Laureana di Borrello scomparsa il 6 maggio 2016 in località Montalto (LEGGI).
Il Tribunale del Riesame presieduto da Giuseppe Valea ha, infatti, annullato l’ordinanza di custodia in carcere emessa dal Gip di Vibo Valentia nei confronti dell’uomo, che dinanzi al Tdr è stato difeso dagli avvocati Francesco Sabatino e Salvatore Staiano.
Per l’accusa l’uomo - in concorso con altri - avrebbe agevolato l’assassinio manomettendo il sistema di video-sorveglianza di località Montalto, in modo da rendere favorire l’opera dei sicari (LEGGI).
All’udienza del 31 luglio gli avvocati hanno depositato un faldone e una consulenza tecnica dell’esperto informatico Andrea Lampasi, elementi con i quali contestano l’intera ricostruzione della pubblica accusa. I penalisti hanno evidenziato una serie di lacune relative agli aspetti tecnici della vicenda.
Hanno quindi analizzato il “tema” dei tabulati telefonici richiesti dalla difesa e grazie a questi escluso “responsabilità sia da parte di Ascone che da parte del figlio all’epoca minore” e ritengono anche di poter “smentire la ricostruzione del pm” che all’udienza aveva comunque insistito per il rigetto del riesame della difesa.
La difesa di Ascone ha inoltre tentato di ricostruire i tempi di percorrenza tra l’abitazione dell’imputato e la casa di campagna dove nelle vicinanze sarebbe scomparsa Maria Chindamo. Il tutto per escludere lo spostamento utile da parte degli indagati.
I difensori hanno inoltre contestato le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso sulla base di allegazioni documentali che hanno mirato ad escludere la sua attendibilità.