Informatico calabrese sequestrato, picchiato e segregato per tre giorni
Picchiato, sequestrato e tenuto prigioniero in un appartamento sul litorale romano dopo avergli strappato anche il cellulare per impedirgli di chiedere aiuto.
Un’esperienza da incubo quella vissuta, per ben tre giorni, da un informatico di 36 anni, calabrese da anni residente a Firenze, che alla fine è stato salvato e liberato dai carabinieri di Civitavecchia, che sono riusciti anche ad identificare i sequestratori: un 29enne e un 27enne di Cerveteri, pluripregiudicati per diversi reati.
Per risalire al luogo in cui il 36enne era rinchiuso, gli uomini dell’Arma hanno potuto contare su una chiamata al 112 da parte del fratello della vittima, e che riferiva ai militari di aver ricevuto a sua volta dei messaggi via WhatsApp in cui il malcapitato chiedeva aiuto specificando di essere stato sequestrato da due persone e tenuto in un appartamento di Capo di Mare.
I carabinieri laziali hanno subito iniziato ad indagare sull’accaduto, e una volta avuto contezza di quale potesse essere la casa in cui potesse trovarsi il giovane vi hanno fatto irruzione.
Il 36enne ha spiegato ai militari che l’hanno salvato dalla brutta avventura, che tutto era iniziato dopo che i due sequestratori lo avevano contattato per telefono; poi si erano presentati a casa sua, a Firenze e minacciandolo con una pistola lo avevano infine costretto a seguirli fino all’appartamento.
Da quanto appreso il “raid” sarebbe da ricondurre a un debito di svariate migliaia di euro per una frode informatica che i tre avrebbero tentato di mettere a segno nei mesi precedenti, tramite delle password per l’accesso a sistemi in grado di manomettere le slot machine.
In pratica una truffa che avrebbe potuto realizzarsi utilizzando proprio le competenze informatiche del 36enne, che ha a suo carico anche precedenti per hackeraggio.