Il centrodestra “sfonda” in Umbria, si allontana il “patto” Pd-M5S in Calabria?
Il Movimento Cinque Stelle parla del patto civico per l’Umbria come “un laboratorio” ma sottolineando, forse facendo ammenda, che “l’esperimento non ha funzionato” e come sia stata una esperienza che testimoni "che potremo davvero rappresentare la terza via solo guardando oltre i due poli contrapposti”.
L’analisi Pentastellata dell’esito del voto delle ultime ore, affidata ai social, è ancora più netta quando poi evidenzia come “dalla formazione del primo esecutivo ci è stato subito chiaro che stare al Governo con un’altra forza politica - che sia la Lega o che sia il Pd - sacrifica il consenso del Movimento... Ma noi - viene subito ribadito - non siamo nati per inseguire il consenso, bensì per portare a casa i risultati, come il carcere per gli evasori di questa settimana e il taglio dei parlamentari della settimana precedente”.
Il segretario del Pd Nicola Zingaretti, dal canto suo, non usa invece mezze misure parlando di una “sconfitta netta”, sebbene rassicuri che il risultato delle Regionali umbre confermerebbe “malgrado scissioni e disimpegni, il consenso delle forze che hanno dato vita all’alleanza”, riferendosi evidentemente alla tenuta del partito, rispetto alle scorse Europee e nonostante la scissione dell’ex segretario Matteo Renzi.
Ma il numero uno di via del Nazzareno, riferendosi anche ai “compagni” di governo del M5S, fa sapere: “rifletteremo molto su questo voto e le scelte da fare, voto certo non aiutato dal caos di polemiche che ha accompagnato la manovra economica del Governo”.
IL RISULTATO delle elezioni in Umbria segna dunque il trionfo della candidata del centrodestra Donatella Tesea, con un sonoro ed inequivocabile 57 per cento di preferenze. Il competitor di centrosinistra, frutto dell’esperimento di alleanza “territoriale” tra Dem e Grillini, Vincenzo Bianconi, si ferma al 37 per cento, ovvero ben 20 punti in mento.
Secondo il leader della Lega Matteo Salvini è la dimostrazione che gli umbri - ma il riferimento è evidentemente a tutto il Paese - “hanno dimostrato che gli italiani hanno voglia di votare”
Una sconfitta che secondo molti osservatori rischia di far scrivere la parola “fine” sull’alleanza M5S-Pd, sebbene tutti gli attori protagonisti si affrettino nel dire che il governo non sia in discussione.
È questa però una partita che si sposta ora sulle prossime elezioni che si svolgeranno in altre due regioni “significative”, l’Emilia Romagna e la Calabria.
Due scadenze imminenti a cui ci si appresta, almeno in queste ore, col dubbio che il capo dei 5 Stelle, Luigi Di Maio, stia pensando di voler tornare all’antico, a viaggiare, insomma, “da soli”, e proprio in considerazione del fatto che l’alleanza coi Dem non abbia “pagato”, soprattutto per il Movimento che ha preso meno della metà dei voti degli alleati di governo.
Ma anche perché il timore di Di Maio è quello di ritornare nel mirino dei “malpancisti” interni - tra cui gli ex ministri Barbara Lezzi e Giulia Grillo - ovvero coloro a cui non sarebbe andato giù il “Conte 2”, o chi, addirittura, auspicherebbe una rivoluzione nella leadership.
In mezzo, come dicevamo, le consultazioni calabresi ed emiliane, sulle quale si affaccia sempre più possibilista la linea che vedrebbe i Cinquestelle non accettare un altro patto “elettorale” col Pd, che già alla vigilia della consultazioni umbre era velato da un certo scetticismo registrato tanto nella base del movimento che tra alcuni dei suoi stessi parlamentari.
Uno scetticismo che, quanto almeno alla nostra regione, era stato (e continua ad essere) già ampiamente manifestato dai maggiorenti locali dei Pentastellati (QUI), che ora potrebbero far leva proprio su quest’ultimo risultato, prorompentemente negativo, per far valere la propria linea “indipendentista”; stroncando, tra l’altro, le aspettative dei vertici locali dei Dem (QUI).