Regionali. La linea della “base” 5Stelle: “in Calabria da soli, meglio perdere con dignità”

Calabria Politica

Dal dubbio alle certezza: nessun accordo elettorale per le regionali in Calabria (QUI). Nemmeno per l’Emilia Romagna. Il Movimento 5 Stelle ha deciso, l’hanno fatto i parlamentari grillini, riuniti in assise al Senato dal “capo” politico, il ministro Luigi Di Maio.

“Meglio perdere con dignità” e, soprattutto senza alleanze: questo il messaggio che esce fuori dall’incontro. Nel caso calabrese, ma stessa cosa dicasi anche per l’Emilia con Stefano Bonaccini, Mario Oliverio è considerato “inaccettabile” per la “base” territoriale pentastellata, e a nulla varrebbe anche il niet del Partito Democratico alla ricandidatura del governatore uscente (QUI):dove vanno tutti quelli che fino ad ora hanno amministrato con lui?” si domandano infatti i Cinque Stelle, che sono perentori: “noi ne dobbiamo stare alla larga”.

Etichettata come una “improvvisazione” l’esperienza “unita” alle elezioni umbre, i rappresentanti territoriali del Movimento sono dunque per un ritorno alle origini, a correre da soli, chiedendo a Di Maio un maggiore coinvolgimento nelle decisioni e soprattutto una linea di “ricostruzione” del consenso sui territori, città per città, piazza per piazza.

Perentorio è Nicola Morra, presidente della commissione antimafia, quota M5S, che in caso contrario si dice anche disposto a rinunciare alla presentazione della lista, e che chiede fortemente al Movimento di impegnarsi in una radicale capacità di opposizione ai governi locali … o - se ne dice certo - non arriveremo da nessuna parte”.

Gli fa eco la deputata Maria Elena Spadoni che in una nota rincara: “Siamo tutti concordi nel presentarci da soli, senza fare alleanze con i partiti”.

Il Riferimento della parlamentare è alle elezioni in Emilia ma la determinazione non può non riferirsi anche a quelle calabresi: “Le uniche alleanze che valuteremo di fare saranno quelle con le liste civiche”, chiosa Spadoni; “la rivoluzione politica calabrese deve passare attraverso il ripudio delle false promesse, rincara di nuovo Morra.

IL LEADER NEL MIRINO

La batosta umbra intanto, e sul fronte nazionale, mette in “crisi” la leadership del movimento, con una fronda che, secondo indiscrezioni interne, potrebbe uscire allo scoperto con un documento a firma di diversi deputati pentastellati che chiederebbero addirittura un “ridimensionamento”, un “commissariamento”. Ipotesi smentita però da altre fonti.

Mario Giarrusso parla finanche di un “tracolloalle regionali e di “parecchi passi indietro” di Di Maio con i suoi quattro incarichi e non si fa remore nel chiederne le dimissioni.

Non sono immuni dalla querelle nemmeno Beppe Grillo ed il premier Giuseppe Conte, che avevano “sponsorizzato” l’alleanza con il Pd, anche sui territori, una linea che pare vogliano mantenere.

Ma Di Maio insiste, “con il Pd si lavora meglio che con la Lega ma nell'incontro al Senato con i referenti di Emilia Romagna e Calabria emergono i forti dubbi sul replay dello schema Umbria”, afferma.