Appalti irregolari: sequestro da 2,8 mln per ex commissario regionale

Catanzaro Cronaca

Un maxi sequestro di beni immobili, conti correnti, quote societarie e attività finanziarie - per un valore di oltre 2, 8 milioni euro – è stato eseguito dai finanzieri del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catanzaro, su disposizione della Procura Regionale della Corte dei Conti per la Calabria, nei confronti di un ex commissario straordinario delegato per la mitigazione del rischio idrogeologico della Calabria (attualmente commissario prefettizio di un comune siciliano) e del suo principale collaboratore.

LE INDAGINI

Secondo quanto appurato dalle fiamme gialle, i due dirigenti, nel periodo 2011-2015, avrebbero indebitamente utilizzato fondi pubblici erogati dal Ministero per l’ambiente e la tutela del territorio e del mare, destinandoli irregolarmente alla realizzazione di rilievi cartografici e satellitari per lo studio della pericolosità idrogeologica del territorio calabrese.

Nel corso delle indagini della Guardia di Finanza sarebbero emersi numerosi profili di irregolarità riguardo a questo affidamento.

In primo luogo, il servizio di rilevamento cartografico sarebbe stato commissionato senza alcuna procedura di evidenza pubblica, a prezzi peraltro di gran lunga superiori a quelli di mercato, in favore di un ente dichiarato organismo di diritto pubblico ma che, in realtà, non aveva i requisiti per essere considerato tale.

Inoltre, sarebbe emerso che alcune prestazioni eseguite sarebbero state contabilizzate e fatturate senza un preciso criterio di determinazione, ostacolando di fatto la ricostruzione del reale ammontare dovuto all’ente prestatore.

Da ultimo, i rilievi cartografici richiesti dalla struttura speciale sarebbero risultati non solo indebitamente disposti, ma sopratutto inutili, in quanto il rilevamento geografico non rientrava nei compiti istituzionali del commissario speciale e per di più le carte geografiche e le mappature del territorio erano già disponibili e accessibili alla pubblica amministrazione per mezzo del cosiddetto “geoportale nazionale”, gestito proprio dal dicastero dell’ambiente.

Questa ultima circostanza, peraltro, già nel 2012 sarebbe stata a più riprese stigmatizzata dal Ministero competente, ma la struttura speciale del commissario pro tempore avrebbe comunque continuato a far svolgere - nonché a pagare - i superflui accertamenti cartografici.

Per tali condotte, nel settembre scorso la sezione giurisdizionale della Corte dei Conti per la Calabria aveva condannato i due dirigenti pubblici a risarcire il Ministero, rispettivamente, per 2.164.089 euro e 687.800 euro.

IL SEQUESTRO

A seguito del provvedimento di condanna, i finanzieri hanno posto sotto sequestro conservativo valori patrimoniali e finanziari per un importo corrispondente agli oltre 2,8 milioni di euro costituenti il danno erariale accertato.

La stessa sezione giurisdizionale, peraltro, già nel dicembre scorso ha confermato il provvedimento conservativo, mantenendo il sequestro su tutti gli importi che, in caso di condanna definitiva dei responsabili, saranno così immediatamente incamerati nelle casse dello stato a titolo di risarcimento per il danno subito.