Sotto il giogo del caporalato: a lavoro 26 ore, pagati poco più di un euro e pure minacciati e insultati

Cosenza Cronaca

Turni di lavoro massacranti, anche per 26 ore di seguito e con la paga di un euro e 50 all’ora. Braccianti del Bangladesh che subivano continue minacce e insulti da parte dei caporali, erano costretti a consumare i pasti per terra a differenza dei lavoratori italiani che potevano invece usufruire di un tavolo.

Questa mattina il gip del Tribunale di Paola, Maria Grazie Elia, su richiesta della Procura della Repubblica, ha emesso sette misure cautelari agli arresti domiciliari e il sequestro di un’azienda agricola.

I provvedimenti sono stati eseguiti dagli agenti della Polizia di Stato del commissariato di Paola, diretti dal dirigente Giuseppe Zanfini, nei confronti di imprenditori italiani e cittadini stranieri ritenuti responsabili del reato di intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro di stranieri.

L'indagine – denominata non a caso “Uomini e caporali” - è stata svolta in tempi rapidissimi per mettere fine alle condizioni di vita disumane dei lavoratori che erano costretti a vivere in alloggi fatiscenti, dove gli inquirenti hanno potuto constatare la presenza di muffe sui muri, bagni malfunzionanti e inefficienti, mancanza di riscaldamenti e la presenza di letti congestionati dislocati in tutte le camere dell'appartamento, precisamente sette posti letto in meno di circa 70 metri quadrati.

A seguito delle vessazioni subite, alcuni lavoratori hanno trovato la forza di denunciare. Hanno quindi raccontato le condizioni di lavoro e gli alloggi.

E non solo, perché tanto le case, quanto il lavoro, venivano conservati dietro pagamento di denaro a due connazionali che, facendo gli intermediari, riscuotevano i soldi e rivestivano una posizione di privilegio all'interno dell'azienda stessa.

Gli investigatori hanno scoperto che i lavoratori stranieri non avrebbero mai goduto di alcun diritto e in particolare di riposi settimanali, ferie, congedi per malattia o aspettativa e così come non avrebbero mai ricevuto alcun compenso per le ore di straordinario.

Inoltre le ore di lavoro si svolgevano senza alcuna norma in materia di sicurezza e igiene dei luoghi di lavoro, tanto che i bracccianti non avevano alcun indumento anti infortunistico o di sicurezza.

Da qui la decisione di mettere sotto sequestro l'azienda agricola. Verso la fine di aprile, in piena emergenza sanitario per il Covid-19, gli agenti hanno eseguito un appostamento sul piazzale antistante la sede della società.

Nel corso delle attività hanno notato così la presenza di tre extracomunitari che lavoravano senza indossare la prevista mascherina di protezione. Tutto è stato documentato anche da riprese video.