Riace: Lucano non doveva essere arrestato. Il Riesame: “Quadro indiziario inconsistente”

Reggio Calabria Cronaca
Mimmo Lucano

Quadro indiziario è inconsistente” e “assenza di riscontri alle conclusioni formulate dall’ufficio di procura (di Locri, ndr), fondate su elementi congetturali o presuntivi”: con queste motivazioni il tribunale del Riesame ha rigettato l’appello proposto dalla Procura di Locri contro l’ordinanza emessa dal gip con la quale è stata respinta la richiesta di misura cautelare degli arresti domiciliari nei confronti di Mimmo Lucano.

L’ex sindaco di Riace, dunque, non doveva essere arrestato e la misura cautelare per il reato di associazione a delinquere finalizzata all’illecita gestione dei fondi destinati all’accoglienza dei migranti nell’ambito dell’operazione Xenia non doveva essere presa.

Le motivazioni, ancora una volta, intaccano il quadro indiziario sul quale il pm aveva impostato l’inchiesta “Xenia(QUI), a seguito della quale Lucano prima è finito ai domiciliari (QUI), poi è stato raggiunto dal divieto di dimora, e infine è tornato a Riace.

Per i magistrati di Reggio Calabria “la gestione poco trasparente da parte del Comune di Riace e degli enti attuatori delle risorse pubbliche finanziate per i progetti di accoglienza dei migranti conferma l’esistenza di prassi improntate alla superficialità e alla negligenza, ma non consente, allo stato, di ritenere suffragata la sussistenza dell’addebito associativo, in assenza della prova del perseguimento di vantaggi patrimoniali privatistici o dell’appropriazione di somme di denaro da parte dei singoli protagonisti della vicenda».

Dopo l’operazione dell’ottobre 2018, Lucano è stato rinviato a giudizio con altre 25 persone nel processo davanti al tribunale di Locri che riprenderà a seguito del rinvio dell’udienza fissata lo scorso martedì 5 maggio e saltata a causa dell’emergenza Covid.