Minacce e percosse a moglie e figli minorenni: 29enne finisce ai domiciliari

Cosenza Cronaca

Una sentenza emessa dal Gip presso il Tribunale di Castrovillari, su richiesta della locale Procura, ha mandato agli arresti domiciliari un 29enne coriglianese ritenuto un marito e padre violento.

L’arresto è stato eseguito dai Carabinieri della Compagnia di Corigliano Calabro che hanno effettuato delle indagini mirate per far luce su quanto sarebbe accaduto fra le mura domestiche di una famiglia come tante.

I FATTI

Tutto avrebbe avuto inizio con la denuncia della donna, nella quale la stessa avrebbe esposto una grave e perdurante situazione di maltrattamenti da parte di suo marito, che dal lontano 2009 avrebbe sottoposto lei ed i suoi due figli minorenni a periodiche offese, minacce, percosse e violenze fisiche.

L’immediata attività investigativa dei militari ha portato in poco tempo ad appurare, come fin dall’inizio della vita coniugale, l’uomo, per futili motivi, fosse solito aggredire verbalmente e fisicamente la consorte, incurante che le sue condotte avvenissero davanti ai figli minorenni.

In uno degli ultimi episodi sarebbe arrivato a colpirla al torace e causargli grossi lividi per farla rincasare, solo perché stava giocando con i propri figli in giardino.

La stessa avrebbe da sempre taciuto questa continua sopraffazione, fino a quando, nel settembre scorso, dopo l’ennesimo gesto di violenza immotivata verso la sua persona, avrebbe dunque deciso di scappare di casa con i figli e denunciare il tutto ai Carabinieri. La donna si è anche rivolta ai centri antiviolenza, che sono riusciti a portare tutti al sicuro in una località protetta.

Sulla base del grave impianto accusatorio, fondato non solo sulla denuncia della vittima, ma anche sui riscontri dei messaggi e video contenenti gravi minacce da parte dell’uomo verso la donna e sulle dichiarazioni testimoniali, è stata disposta a suo carico la misura cautelare degli arresti domiciliari, con l’obbligo di non comunicare con persone diverse da quelle conviventi, ritenendo la stessa come l’unica proporzionata sia alla presunta entità della pena da erogare sia all’entità dei fatti contestati che evidenziano la pericolosità sociale dell’indagato, ricavabile dalla continuità e durata della condotta illecita.