Il ricordo di Maria Chindamo a cinque anni esatti dalla scomparsa: sit-in a Limbadi

Vibo Valentia Cronaca

Si è svolto stamani a Limbadi il sit-in in ricordo di Maria Chindamo, l’imprenditrice scomparsa nel nulla dal 6 maggio del 2016 (QUI).

Una commemorazione - a cinque anni esatti dalla scomparsa - volutamente organizzata da Agape, Libera, il progetto “Mettiamoci una croce sopra. I giovani verso il voto in Calabria”, il comitato Controlliamo Noi Le Terre Di Maria e Penelope Italia Odv, nel luogo della sparizione, proprio in quelle terre che la donna voleva coltivare e in cui voleva portare avanti la sua impresa.

Oltre ai familiari di Maria, sono giunti a Limbadi anche il neo prefetto di Vibo Roberta Lulli, il questore di Vibo, le forze dell’ordine, il testimone di giustizia Carmine Zappia, diversi sindaci della provincia, il sottosegretario Dalila Nesci in rappresentanza del Governo, nonché numerosi studenti e tanti cittadini.

“Essere qui è un modo per onorare la memoria di Maria, che ha scelto di vivere in Calabria e di non subire, di vivere da donna libera, e per questo ha pagato un prezzo altissimo”.

La manifestazione è stata aperta con queste parole dell’associazione Agape, che ha continuato ribadendo che “Maria rappresenta la musica, una melodia che non si ferma, libera, e che in qualche modo unisce. Unisce tutti i costruttori di speranza. Siamo tutti costruttori di una speranza concreta, nel ricordo di Maria che voleva realizzare i suoi sogni in una Calabria libera”.

Dopo il primo intervento dell’associazione, ha preso parola Vincenzo Chindamo, fratello della donna.

“Mi ha fatto male – ha detto Vincenzo – percorrere oggi da Laureana quella stessa strada che faceva Maria. Aveva deciso, dopo un anno di sofferenza, di riprendere in mano la sua vita. Questo tribunale clandestino, però, aveva già preparato per lei la sua fine. Ma non la fine di tutti i sogni delle donne e degli uomini calabresi. Siamo a 5 anni senza Maria, senza verità, senza giustizia”.

“Qualcuno - ha aggiunto - lo definisce ergastolo del dolore, ed è così. Tanti bocconi amari da ingoiare: per la vicenda stessa, per le persone che non abbiamo incontrato. Ma sono stati anche 5 anni di incontri importantissimi, - ha aggiunto - uomini dello Stato, di Chiesa, che ci hanno abbracciato con un senso di affetto familiare. Incontri che ci hanno reso consapevoli di far parte di una comunità diversa, forse migliore di quella che pensavamo”.

Vincenzo Chindamo ha poi ribadito che Maria non è stata dimenticata, ed ha precisato che “a Limbadi ci sono aule didattiche, beni confiscati, un premio di laurea dell’Unical, tantissimi eventi, che portano il nome di Maria. E così questo cancello che ha visto orrore è diventato un simbolo di rinascita. Forse è ancora una brezza e dobbiamo farlo diventare vento, ma noi non ci stancheremo mai di chiedere verità e giustizia, di combattere per la Speranza con la ‘s’ maiuscola. Sono certo che la speranza non la perderemo mai”.

L’intervento del fratello della donna è concluso con un appello a “Forze dell’ordine, magistratura, uomini dello stato, vi preghiamo: se anche state facendo un passo in più, fatene anche due”.

Le parole di Vincenzo sono state seguite da quelle dei rappresentanti di “Controlliamo noi le terre di Maria Chindamo”, iniziativa che nasce “come risposta concreta, e simbolica, a chi pensava di comportarsi come padrone di questa terra. Nasce per costruire, insieme alla famiglia di Maria, non solo speranza ma possibilità. Sappiamo che in Calabria è possibile fare impresa. Controlliamo noi le terre di Maria perché se qualcuno ha pensato di poter controllare queste terre, così come la vita di Maria, ha pensato male. Maria era una donna libera che ha onorato il suo esserlo in questa terra, e sappiamo che questo ha fatto paura: qualcuno ha avuto paura della libertà e della forza di Maria”.

Al sit-in non è mancato Don Ennio Stamile in rappresentanza di Libera. “Oggi qui sta crescendo la speranza. La speranza non è un concetto astratto, oggi la speranza assume il volto di ciascuno di noi. Questo è un territorio ferito, fa registrare il maggior numero di vittime di lupara bianca. Questo fa la ndrangheta, questo produce la ndrangheta, una sofferenza inumana”. Ha dichiarato Don Ennio Stamile che ha voluto anche ricordare tanti altri scomparsi, come Francesco Vangeli.

Vibo non merita questa girandola di questori e prefetti, chiedo scusa, merita una presenza proficua e continuata. Voi fate tantissimo in due anni, ma non si può fare tutto. Questo territorio se lo merita, se lo merita questa gente. Questo territorio che negli anni passati ha registrato un’assenza delle istituzioni, a volte addirittura colluse. L’augurio è che questo territorio possa registrare una presenza continuativa delle istituzioni”, ha concluso il referente regionale di Libera.