Processo Stige, la Dda chiede la riforma di 24 condanne
Il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro, Domenico Guarascio, ha chiesto la riforma di 24 condanne nell’ambito del processo di appello scaturito dall’inchiesta Stige (QUI).
A seguito di due giorni di requisitoria, il sostituto procuratore generale ha delineato un quadro dove sostiene come le cosche del cirotano fossero in grado di controllare sia il processo decisionale pubblico che privato - il “respiro” delle attività economiche, come ebbe a dire all’epoca il capo della Dda Nicola Gratteri (QUI) - contando sull’appoggio del mondo dell’imprenditoria e mettendo così le mani su più settori in maniera trasversale.
Numerosi i capi d’accusa, che vanno dall’associazione a delinquere di stampo mafioso al porto illegale di armi e munizioni, intestazione fittizia di beni, inosservanza di pena, illecita concorrenza, autoriciclaggio, estorsione e minaccia, contestati a diversi esponenti della consorteria dei Farincola-Marao (QUI).
Chiesti dunque 20 anni di reclusione per Giuseppe Spagnolo, Martino Cariati, Vittorio di Silvio Farao, Francesco Tallarico e Vito Castellano; 14 anni per Mario Lavorato; 12 anni per Luigi Tasso; 10 anni per Domenico Rocca e Francesco Basta; 8 anni per Alessandro Albano, Domenico Alessi detto “Frank”, Nicola Flotta, Roberto Corbo, Agostino Canino e Giancarlo Fuscaldo; 6 anni ed 8 mesi per Amodio e Luigi Caputo; 6 anni per Giuseppe Sprovieri; 3 anni per Lucia Alone; 2 anni per Gilda Cardamone, Teresa Clarà, Francesco ed Antonella Rocca.