Imprese collegate alla ‘ndrangheta tutelate con un “sistema”: indagini chiuse per 14 persone
Indagini chiuse per 14 degli indagati convolti nell’inchiesta scaturita dall’operazione “Coccodrillo”, scattata lo scorso mese di marzo su ordine della Dda di Catanzaro e portata a termine dagli uomini della Guardia di Finanza. (QUI)
Al centro delle indagini la famiglia catanzarese dei Lobello, in particolare Antonio, Giuseppe e Daniele Lobello, per i quali la Dda ha inoltre chiesto il giudizio immediato. I legali difensori dei tre imprenditori hanno chiesto il rito abbreviato.
Agli stessi si contestano diverse presunte intestazioni fittizie di beni, realizzate con un “sistema” di società intestate a terzi, ma che in realtà sarebbero state da loro gestite e controllate, così da sottrarre il proprio patrimonio aziendale ad eventuali e prevedibili misure di prevenzione antimafia.
Dalle indagini sarebbe emerso anche un episodio di estorsione nei confronti di un lavoratore dipendente costretto ad auto licenziarsi contro la sua volontà da una società intestata a un prestanome, per delle incomprensioni sorte sul luogo di lavoro con i familiari di Giuseppe Lobello.
Inoltre, secondo gli inquirenti ci sarebbe anche un presunto legame mantenuto nel tempo dalla famiglia Lobello con il clan Mazzagatti di Oppido Mamertina, un rapporto con la cosca degli Arena di Isola Capo Rizzuto e altre cosche del crotonese, tra cui quella riconducibile a Nicolino Grande Aracri.
Lo stesso Giuseppe Lobello avrebbe svolto per gli Arena la funzione di “collettore delle estorsioni” imposte nei cantieri edili del catanzarese.
Nel corso dell’operazione scattata all’alba dell’11 marzo sono state eseguite dieci ordinanze cautelari e un maxi sequestro preventivo di beni, del valore stimato in oltre 50 milioni.
Solo per Giuseppe Lobello, detto Pino, di Simeri Crichi, si sono spalancate le porte del carcere. Altre sei persone sono invece finite agli arresti domiciliari: Francesco Iiritano, di Catanzaro; Antonio e Daniele Lobello, di Simeri Crichi; Vincenzo Pasquino, di Catanzaro; Domenico Rotella, di Simeri Crichi; e Anna Rita Vigliarolo, di Catanzaro.
Agli indagati sono contestati, a vario titolo, reati di concorso esterno in associazione mafiosa, trasferimento fraudolento di valori, riciclaggio, autoriciclaggio, favoreggiamento reale ed estorsione.