Imprenditori all’ombra delle cosche crotonesi, per i Lobello maxi confisca da 40milioni

Crotone Cronaca

Si conclude con una confisca di beni dal valore milionario l'operazione denominata Coccodrillo (QUI), partita da un'indagine della Direzione Distrettuale Antimafia riguardante i presunti legami di alcuni imprenditori con le famiglie di 'ndrangheta degli Arena di Isola Capo Rizzuto e dei Grande Aracri di Cutro.

A distanza di tre anni dal blitz e dopo la condanna definitiva di tre degli imprenditori coinvolti (LEGGI), questa mattina la Guardia di Finanza di Catanzaro ha provveduto a confiscare definitivamente una serie di beni per un valore complessivo di circa 40 milioni di euro.

Secondo i rilievi investigativi, le attività commerciali del cosiddetto "Gruppo Lobello" - interessate dal provvedimento - avrebbero assunto gradualmente una posizione di assoluto rilievo nelle forniture di calcestruzzo, garantendosi poi importanti appalti pubblici nel settore edile. Al contempo, sarebbero anche state escluse da qualsiasi tentativo estorsivo da parte della criminalità organizzata.

I tre imprenditori coinvolti infatti erano stati attenzionati da complesse indagini patrimoniali svolte dal Gico sotto il coordinamento della Procura di Catanzaro.

L'iptesi degli inquirenti è che sarebbero stati i titolari di fatto di diverse società intestate però a prestanome, ed avrebbero gestito direttamente dei cospicui flussi di denaro risultati poi essere di natura illecita.

Motivi per i quali, nel 2022, Giuseppe Lobello è stato condannato ad 8 anni e 10 mesi per concorso esterno in associazione mafiosa, autoriciclaggio, trasferimento fraudolento di valori ed estorsione, mentre Antonio e Daniele Lobello, riconosciuti colpevoli di autoriciclaggio e trasferimento fraudolento di valori, sono stati condannati rispettivamente a 3 anni ed a 3 anni e 4 mesi di reclusione (QUI).

Al tempo la sentenza aveva anche disposto il sequestro di due società (Strade Sud e Marina Cafè) e di due consorzi (Consorzio Stabile Genesi e Consorzio Stabile Zeus), tutte fittiziamente intestate a terzi, e per un valore complessivo stimato in circa 40 milioni di euro.

Fino ad oggi tali attività sono state sottoposte a gestione giudiziale, ed oggi sono state definitivamente confiscate assieme a somme di denaro per circa 1 milione di euro.