‘Ndrangheta: sentenze aggiustate, chieste 5 condanne. C’è anche l’avvocato Veneto
Sono cinque le condanne chieste dalla sostituta procuratrice della Dda di Catanzaro Veronica Calcagno nel processo su un presunto caso di corruzione in atti giudiziari e aggravata dal metodo mafioso e concorso esterno in associazione mafiosa per avere tentato di corrompere un giudice.
Le pene chieste sono otto anni di reclusione per l’avvocato Armando Veneto, ex deputato ed ex parlamentare europeo dell’Udeur, già sindaco di Palmi con il Partito popolare, Domenico Bellocco, Giuseppe Consiglio e Rosario Marcellino. Sono invece quattro gli anni di reclusione chiesti per Vincenzo Albanese, collaboratore di giustizia.
La vicenda risale al 2009 quanto, stando all’accusa, il giudice Giancarlo Giusti, suicidatosi a marzo 2015, in qualità di componente il Tribunale del Riesame di Reggio Calabria, ha annullato l’ordinanza di carcerazione emessa dal gip nei confronti dei componenti della cosca Bellocco arrestati a seguito dell’inchiesta “Rosarno è nostra 2”.
I fatti risalgono al 2009 e nelle indagini compare la figura del giudice Giancarlo Giusti (suicidatosi a marzo del 2015) che, stando alla ricostruzione dell’accusa, in qualità di magistrato Rocco Bellocco, Rocco Gaetano Gallo e Domenico Bellocco.
In cambio Giusti avrebbe ricevuto 120mila euro, 40mila dai tre indagati: Rocco Bellocco, Rocco Gaetano Gallo e Domenico Bellocco.
Sempre secondo l’accusa il ruolo da intermediari sarebbe toccato all’avvocato Armando Veneto, a Gregorio Puntoriero e Vincenzo Puntoriero. E sempre secondo gli inquirenti Veneto, Vincenzo Puntoriero, Gregorio Puntoriero, Albanese, Consiglio e Marcellino sarebbero stati il collegamento tra la cosca Bellocco, favorita con le loro azioni, e il giudice del Riesame tanto da arrivare alla scarcerazione di tre di essi, collocati ai vertici del sodalizio.