Presunto esponente clan investito a Reggio: fu un tentativo d’omicidio
Tentato omicidio, ricettazione e danneggiamento con incendio: tutti aggravati dall’agevolazione mafiosa sono i reati che la Dda contesta a due reggini, entrambi 31enni, Emilio Molinetti e Marco Geria, e per i quali, stamani, nel corso dell'operazione "Full Speed", si sono spalancate le porte del carcere.
Secondo gli investigatori sarebbero coinvolti nell’investimento di Giorgio Benestare, 61enne già condannato, in passato per associazione a delinquere di stampo mafioso, ritenuto esponente di spicco della cosca De Stefano-Tegano.
Benestare, il 28 maggio scorso, è stato infatti investito da una autovettura furgonata mentre camminava a piedi via Croce Cimitero, e riportando delle lesioni gravissime (QUI).
Quello che in apparenza sembrò un “semplice” incidente stradale, si è però rivelato un tentato omicidio e tra l’altro anche programmato da tempo.
Ad arrivare a questa conclusione, dopo una incessante ed ininterrotta attività investigativa avviata fin dall’inizio, sono stati gli uomini della Sezione “Criminalità Organizzata e Catturandi” della Squadra Mobile reggina, che hanno acquisito e analizzato minuziosamente numerose immagini estrapolate da svariati impianti di video sorveglianza.
“COLPITO” IN UNA STRADA ISOLATA
Da qui ne è scaturita una precisa ricostruzione dei fatti che fa ritenere non solo di aver ricostruito l’esatta dinamica dell’accaduto ma anche di aver individuato ed identificato i presunti autori materiali dell’investimento.
Si è infatti accertato come intorno alle 11 di quel giorno, mentre Benestare saliva per via Croce Cimitero, fu investito a forte velocità da un Fiat Doblò bianco, che lo colpì in pieno.
A bordo di quel mezzo - secondo i risultati investigativi acquisiti - vi sarebbero stati appunto i due arrestati di oggi, che dopo aver avuto contezza della presenza del 61enne in giro a piedi per il quartiere di Archi, avrebbero recuperato il Doblò - che era nascosto perché rubato nei mesi passati - ed atteso in zona il momento propizio per agire.
Quando Benestare giunse in via Croce Cimitero, una strada isolata e senza marciapiede, avrebbero così accelerato e lo avrebbero investito apposta.
Ma non solo: sempre secondo la tesi investigativa, infatti, dopo aver fatto inversione, avrebbero percorso, questa volta in discesa, la stessa strada cercando di colpire nuovamente la vittima e non riuscendovi solo perché la stessa, dopo il primo impatto, era stata sbalzata dentro un piccolo ballatoio davanti ad un’abitazione.
LA FUGA E L’INCENDIO DEL FURGONCINO
Le indagini avrebbero portato poi ad accertare il percorso di fuga intrapreso dagli indagati. In base a quanto ricostruito i due, sempre a bordo del Fiat Doblò, si sarebbero diretti da Archi verso Gallico abbandonando l’automezzo in nel greto del torrente Scaccioti.
Ed è proprio lì che il furgoncino venne ritrovato, incendiato, il giorno dopo da una pattuglia della Polizia in servizio di sul territorio. Nelle immediate vicinanze vennero rinvenute le targhe anteriore e posteriore del Doblò che, sebbene annerite, erano comunque ancora visibili.
Si trattava infatti dello stesso numero di targa che, nel frattempo, gli investigatori della Mobile avevano scoperto proseguendo nelle analisi delle immagini acquisite. Il mezzo, come dicevamo, dagli accertamenti è poi risultato rubato.
Sempre attraverso la minuziosa analisi delle immagini, si sarebbe poi acclarato come poco dopo che il Fiat Doblò fu abbandonato, un soggetto a bordo di un ciclomotore con la targa coperta da un panno giallo, fosse andato sul posto per darlo alle fiamme.
La ricostruzione fatta dagli investigatori ha dunque portato a ritenere come l’investimento di Benestare sia stato il risultato di “un piano preordinato e programmato nel tempo” e che avrebbe avuto lo scopo di uccidere il 61enne.
Emblematici in tal senso sono considerati l’uso di un automezzo rubato, l’averlo poi incendiato e l’eliminazione di alcune telecamere che avrebbero potuto inquadrare gli autori.
Elementi che non hanno però impedito agli investigatori della Mobile – che sono esperti nel contrasto alla criminalità organizzata locale - di acquisire elementi che hanno portato ad identificazione i due arrestato di oggi.
LE RISULTANZE delle investigazioni sono state condivise dal Giudice per le Indagini Preliminari che ha emesso l’ordinanza eseguita oggi. Agli arrestati, infine, e alla luce delle evidenze emerse dalle indagini, oltre all’aggravante dell’agevolazione mafiosa, sono state contestate - per quanto riguarda il tentato omicidio – quelle della premeditazione e dall’aver agito in condizioni di luogo tali da ostacolare la privata difesa, mentre per quel che concerne la ricettazione e di danneggiamento a mezzo di incendio del furgono, la circostanza dell’aver commesso il fatto per eseguire il tentato omicidio di Benestare.
Le indagini - coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Reggio Calabria, diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, e dai Sostituti Stefano Musolino e Walter Ignazitto - sono state eseguite dalla Squadra Mobile cittadina, con il coordinamento dello Sco, il Servizio Centrale Operativo della Polizia ed il supporto di alcuni equipaggi delle Volanti.
L’ordinanza di applicazione della misura cautelare in carcere è stata emessa lo scorso 15 luglio, su richiesta della Dda, dal Gip del tribunale locale.