Processo Pedigree, 15 condanne al clan Serraino
Quindici condanne per 126 anni di carcere. Il Gup Tommasina Cotroneo ha accolto le richieste della Dda di Reggio Calabria e ha condannato tutti i 15 imputati nel processo scaturito dall’operazione “Pedigree” contro la cosca Serraino del capoluogo dello Stretto (QUI).
Così per Francesco Russo, detto Ciccio “lo scalzo” o “u scazzu”, sono stati comminati 15 anni e 4 mesi di carcere, dal momento che è ritenuto il capo locale del clan sino al suo arresto, avvenuto nell’ottobre 2020 (QUI).
Su richiesta dei Pm il giudice per le udienza preliminari ha poi inflitto 14 anni e 4 mesi di reclusione al boss Maurizio Cortese, che è diventato oggi collaboratore di giustizia.
E ancora, pena di 9 anni e 6 mesi di carcere per Stefania Maria Pitasi, moglie di Cortese; 4 anni e 2 mesi per Daniele Filocamo; 4 anni, 10 mesi e 20 giorni per Seby Vecchio ex assessore comunale e poliziotto. Per l’accusa Vecchio sarebbe il politico di riferimento della cosca Serraino.
Secondo gli inquirenti Per l’accusa il clan avrebbe assicurato “consistenti pacchetti di voti in occasione delle elezioni”, mentre Vecchio avrebbe sfruttato “il ruolo di consigliere e assessore comunale per garantire favori ai membri della cosca di appartenenza e agli esponenti di altre articolazioni della 'ndrangheta reggina”.
L'inchiesta aveva portato a due operazioni scattate nel 2020 in cui sono stati arrestati i vertici della cosca Serraino. Al termine del processo di primo grado, sono stati condannati anche gli imputati Domenico Sconti (12 anni), Paolo Russo (8 anni di carcere), Sebastiano Morabito (10 anni), il sindacalista Antonio Serraino (10 anni), Sebastiano Massara (8 anni), Antonino Barbaro (13 anni e 8 mesi), Stefano e Gabriele Foti (3 anni), Davide Barbaro (2 anni, 2 mesi e 20 giorni) e Salvatore Paolo De Lorenzo (14 anni e 4 mesi).