‘Ndrangheta emiliana, sigilli a beni di un imprenditore edile
La Direzione Investigativa Antimafia di Bologna ha eseguito un sequestro nei confronti di un imprenditore edile che opera sia in Emilia Romagna che in Lombardia, Veneto e Liguria.
Il provvedimento, emesso su proposta congiunta del Procuratore della Repubblica di Bologna e del Direttore della Dia, ha colpito cinque società con i relativi compendi aziendali, sei beni immobili, due autovetture e numerosi rapporti bancari, il tutto per un valore complessivo che si stima intorno al milione e mezzo di euro.
La sezione misure di prevenzione del Tribunale felsineo, a seguito delle risultanze di una indagine “arricchite” anche dal contributo di alcuni collaboratori di giustizia che indicano l’uomo come un appartenente e “pienamente partecipe dell’attività” della ‘ndrangheta emiliana, ha ritenuto esistano indizi tali da esprimere a carico dello stesso un giudizio di pericolosità sociale di tipo “qualificato”.
Gli inquirenti ritengono infatti che l’indagato, sin dalla metà degli anni ’90, appartenesse alla cosiddetta “batteria delle giovani leve” della ‘ndrangheta a cui vengono ricondotte delle azioni violente, per poi - di recente - arrivare a rivestire il ruolo di imprenditore mafioso a disposizione della consorteria emiliana.
Le indagini mirano dimostrare che lo stesso mettesse le proprie ditte e società - spesso intestate a prestanome, secondo una consolidata strategia della cosca - a disposizione degli interessi della ‘ndrangheta per l’esecuzione di lavori edili che avevano anche lo scopo di infiltrare l’economia locale e nazionale; inoltre, avrebbe utilizzato delle operazioni di falsa fatturazione “finalizzate all’arricchimento della consorteria mafiosa e dei vari sodali”, sostengono ancora gli investigatori.