“Strumento per i boss della ‘ndrangheta”: la Bcc del crotonese in amministrazione giudiziaria
Uno dei maggiori istituti di credito che opera in Calabria, la Bcc del crotonese, è finito oggi in Amministrazione giudiziaria. Il provvedimento - eseguito dagli uomini della Guardia di Finanza del Nucleo Speciale di Polizia Valutaria e del Comando Provinciale di Crotone, sotto il coordinamento della Direzione Distrettuale Antimafia di Catanzaro - è stato emesso in relazione al cosiddetto “Codice Antimafia” dal Tribunale del capoluogo di regione sulla base delle indagini svolte dalle Fiamme Gialle.
Indagini secondo le quali l’istituto sarebbe stato uno strumento che avrebbe favorito esponenti di spicco della ‘ndrangheta, anche indirettamente, che avrebbero avuto così un libero accesso all’utilizzo del sistema bancario.
Gli stessi, poi, avrebbe anche beneficiato di forme di agevolazione che la banca riconosce ai propri soci, come ad esempio l’apertura di conti corrente, l’erogazione di credito, l’investimento di capitali.
L’ipotesi è, inoltre, che sempre gli esponenti mafiosi abbiano partecipato alla vita sociale dell’istituto, esprimendo il loro consenso sull’elezione degli organi sociali; ma anche di aver eluso le stringenti maglie della normativa antiriciclaggio, agevolati dalle modalità di gestione, a tutti i livelli, della banca, ad esempio con l’assegnazione alla clientela di un basso livello di rischio di riciclaggio, la compilazione lacunosa di questionari di adeguata verifica sempre nei confronti dei clienti e l’omessa segnalazione di operazioni sospette nonostante ne ricorressero i presupposti.
“Il contenuto e lo scopo della misura, particolarmente rilevante in quanto eseguita nei confronti di un Istituto di credito con una significativa estensione in termini di raccolta ed impieghi - spiegano gli inquirenti - è anzitutto quello di tutelare la clientela ‘sana’ della banca, realizzando un programma di sostegno e risanamento dell’attività di impresa, finalizzato a rimuovere le situazioni esponenziali dell’infiltrazione della criminalità organizzata e degli altri soggetti pericolosi nell’azienda”.
La Bcc del crotonese era già balzata ogli onori delle cronache nel 2020 nell'ambito di un'inchiesta della Dda di Catanzaro che sfociò nell'operazione chiamata in codice Thomas (QUI): all'epoca i finanzieri eseguirono una serie di perquisizioni nella sede legale della banca, a Crotone, e nelle filiali di Cutro e di Isola di Capo Rizzuto (QUI).