Operazione Deep, reati ambientali: 13 denunce e 5 siti sequestrati
Tredici denunce per reati ambientali, cinque siti sequestrati tra impianti di depurazione, vasche di contenimento fanghi e attività produttive inquinanti.
Ventidue i siti in cui sono stati riscontrati illeciti penali e irregolarità ammnistrative, mentre sono state comminate sanzioni amministrative per un totale di 500mila euro. In totale la task force ha controllato 58 siti di depurazione, 15 pompe di sollevamento, ma anche aree palustri e canali di scolo in prossimità della costa, con annesse attività produttive limitrofe.
È il bilancio delle attività svolte nelle province di Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia, su iniziativa del Comandante della Legione Carabinieri Calabria, il Generale di Brigata Pietro Salsano, e di concerto con il Comandante della Regione Carabinieri Forestale, il Colonnello Giorgio Borrelli.
L’operazione, denominata in codice Deep (QUI), mira ad arginare il fenomeno dell’inquinamento delle acque fluviali e marine di competenza sia di alcune Procure della Repubblica che della Regione Calabria.
L’inchiesta è stata condotta da militari dell’Organizzazione Territoriale e Forestale affiancati dalle Squadre operative dello Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, con il supporto aereo dell’8° Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia e dal Nucleo Operativo Ecologico di Catanzaro.
La complessa operazione, pianificata nel corso degli ultimi mesi e che ha visto impegnato anche il personale specializzato dell’Arpacal diretta da Domenico Pappaterra e della stazione zoologica Anton Dohrm guidata da Silvestro Greco, recepisce anche le istanze, volte ad arginare il fenomeno dell’inquinamento delle acque fluviali e marine, sia di alcune Procure della Repubblica, sia della Regione Calabria.
Nel corso dell’operazione, sono stati impiegati 300 militari, 115 automezzi e 1 elicottero, in un’area di operazioni che ha interessato la fascia medio-costiera tirrenica dei territori delle 3 citate province per un totale di 208 chilometri.
Inoltre, grazie al supporto tecnico specializzato reso disponibile da Arpacal e dalla Stazione zoologica con otto teams che hanno affiancato i militari dell’Arma nelle operazioni, si è proceduto al campionamento di acque reflue, allo scopo di intercettare eventuali flussi inquinanti e sviluppare ulteriori attività di accertamento utili anche in prospettiva futura per acquisire informazioni sul fenomeno e pianificare ulteriori mirati controlli.
L’operazione è stata preceduta da analisi dei dati informativi, per individuare le fonti di potenziale inquinamento fluviale e marino quali siti di depurazione, aree palustri e canali di scolo in prossimità della costa. Si è proceduto, quindi, a controllare i siti di depurazione, a monitorare i corsi d’acqua lungo il loro naturale percorso procedendo alla campionatura di acque e terriccio da analizzare in laboratorio per individuare la tipologia di prodotti chimici inquinanti.
Contestualmente, lo Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, ha perlustrato il territorio impervio, risalendo alcuni corsi d’acqua (il fiume Savuto e il torrente Bagni nel cosentino, il primo divide le province di Cosenza e Catanzaro tra Nocera ed Amantea, mentre il secondo scorre nel Comune di Guardia Piemontese, nonché i torrenti Randace e Turrina nel lametino che sfociano nel tirreno tra Lamezia Terme e Curinga) fino alle sorgenti.
L’ATTIVITÀ NELLE PROVINCE
In provincia di Vibo Valentia sono stati sequestrati due siti di depurazione in quanto in un caso si è scoperto un bypass, fanghi oltre la soglia limite, pompe di sollevamento non in funzione e l’autorizzazione allo scarico scaduta.
In un altro impianto, invece, è stato scoperto un ciclo di depurazione non conforme alla norma, vasche di decantazione non alimentate e quella dei fanghi è risultata collegata a quella di ossigenazione.
Inoltre, in altri sei impianti sono state riscontrate, a vario titolo, ipotesi di violazione di carattere penale con particolare riferimento al mancato smaltimento dei fanghi, alla gestione non autorizzata di rifiuti, allo scarico di acque reflue non autorizzato, all’abbandono e smaltimento illecito di rifiuti.
Violazioni di carattere amministrativo, consistenti in gran parte nello scarico di acque reflue non autorizzato, sono state accertate in altri tre impianti.
Nel catanzarese il titolare di un’azienda operante nel settore dello smaltimento di rifiuti e inerti è stato denunciato per il mancato smaltimento dei fanghi derivati dal trattamento delle acque di prima pioggia e, nella circostanza, i militari hanno anche sequestrato la vasca di contenimento dei fanghi.
Sempre nella stessa provincia è stato sequestrato un depuratore per i malfunzionamento delle linee di depurazione e per la gestione ritenuta non conforme alla normativa vigente.
In ultimo, nel cosentino, un impianto è stato sequestrato per sversamento illecito di liquami causato da malfunzionamento della pompa di sollevamento, mentre in altri sette siti sono state elevate sanzioni amministrative per scarico di acque reflue non autorizzato.
(ultimo aggiornamento 12:14)