Relazione Dia: la ‘ndrangheta fluida che avvelena l’economia e guarda sempre più all’estero

Calabria Cronaca

Le organizzazioni criminali, che si chiamino ‘Ndrangheta, Cosa Nostra, Camorra o Sacra Corona Unita, si stanno muovendo secondo una strategia tesa a consolidare il controllo del territorio”.

Un fattore quest’ultimo che viene ritenuto dalle stesse organizzazioni come “fondamentale per la loro stessa sopravvivenza e condizione imprescindibile per qualsiasi strategia criminale di accumulo di ricchezza”.

Inoltre, la disponibilità immediata di capitali acquisiti illecitamente dalle mafie potrebbe incidere, tramite le attività di riciclaggio, sulla capacità dei sodalizi di inquinare l’economia e di infiltrare la pubblica amministrazione per intercettare le risorse pubbliche immesse nel ciclo produttivo”.

Sono alcuni passaggi, determinanti, che si possono leggere nella Relazione sull’attività svolta e i risultati conseguiti dalla Direzione Investigativa Antimafia nel primo semestre del 2021 (QUI IL DOCUMENTO), presentata al Parlamento dal Ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, e da oggi resa pubblica dalla Camera dei Deputati.

Il documento è stato redatto dalla DIA, inquadrata all’interno del Dipartimento della Pubblica Sicurezza, ed è stato coordinato con il Servizio Analisi Criminale della Direzione Centrale della Polizia Criminale.

L’analisi sull’andamento della delittuosità riferita al periodo tra gennaio e giugno dell’anno scorso - che permane connotata ancora dal perdurare della pandemia Covid-19 - delinea le probabili direttrici d’azione futura delle mafie soffermandosi sulla loro capacità di infiltrare l’economia.

LA COOPERAZIONE DI POLIZIA

Al riguardo, e in ordine ai possibili rischi che nel senso potranno essere originati dall’immissione di capitali europei, il rapporto descrive l’efficacia degli strumenti messi a disposizione dalla legislazione di settore in chiave sia preventiva che giudiziaria.

L’elaborato, anche in relazione a questi aspetti, si sofferma “sull’indefettibile valenza della cooperazione internazionale di polizia” che secondo gli investigatori rappresenta una direttrice privilegiata nel contrasto alle organizzazioni criminali strutturate, data la loro sempre maggiore dimensione oltre confine.

In questo viene poi sottolineata l’importanza sia della Rete Operativa Antimafia @On di cui la Dia è ideatore e Project Leader, sia all’iniziativa I-Can per accrescere la consapevolezza della pericolosità delle mafie.

La Relazione inoltre propone un focus di approfondimento sulla evoluzione della normativa internazionale e italiana volta a fronteggiare il fenomeno del riciclaggio non omettendo di indicare tra le nuove sfide un’emergente procedura di e-commerce, attinente ai non-fungible token,che - viene spiegato - ben si presterebbe alle mire delle mafie per le sue potenzialità nel celare la provenienza illecita dei capitali”.

IL RUOLO DELLA ‘NDRANGHETA

Entrando in alcuni dettagli, la ‘ndrangheta (QUI L'ESTRATTO), senza abbandonare il ruolo di leader nel traffico internazionale di cocaina secondo gli investigatori sembrerebbe impegnata nel tentativo di espandere i propri affari illeciti anche attraverso possibili mutamenti degli equilibri criminali con sodalizi di diversa matrice.

Le cosche calabresi, in una sorta di modello criminale fluido, si presentano sempre più capaci di allacciare relazioni sia con le organizzazioni leader nel narcotraffico, sia con funzionari e rappresentanti degli enti locali, imprenditori e liberi professionisti, la cui collaborazione appare strumentale alla realizzazione degli affari illeciti connessi con l’infiltrazione nell’economia.

LE "ALTRE" MAFIE

In Sicilia si confermano anche nel semestre in trattazione le dinamiche operative e gli assetti strutturali in base ai quali famiglie di cosa nostra coesistono e talvolta stringono alleanze finalizzate al raggiungimento di specifici obiettivi criminali con altre organizzazioni dai contorni più fluidi, meno gerarchizzate, ma ugualmente aggressive.

La camorra, in particolare nello scenario partenopeo cittadino, ancora una volta dimostrerebbe che al di là delle singole vicende riguardanti i diversi gruppi sul territorio, gli equilibri criminali costituiscono sempre espressione di un più ampio progetto riconducibile a due sole organizzazioni in grado di dettare le linee guida alle associazioni aderenti.

Queste ultime, pur essendo dotate della piena autonomia nella gestione degli affari interni, non possono sottrarsi all’influenza dei due cartelli egemoni.

Per quanto attiene ai sodalizi pugliesi, varie sono le espressioni criminali legate rispettivamente alla provincia di Foggia, al territorio di Bari e al basso Salento.

Un’attenzione particolare per le possibili dinamiche evolutive merita il contesto foggiano dove operano le tre storiche organizzazioni della società foggiana, della mafia garganica e della delinquenza cerignolana.

Da segnalare a fattor comune come i sodalizi mafiosi, avvalendosi sempre più delle possibilità offerte dalla tecnologia, continuino ad orientarsi verso settori del gioco d’azzardo (gaming) e delle scommesse (betting) realizzando circuiti paralleli a quello legale allo scopo sia di riciclare, sia di incrementare le cospicue risorse a disposizione.

IL BUSINESS DEI PRODOTTI ENERGETICI

Analoghe infiltrazioni ad opera della criminalità organizzata, in prevalenza della camorra e della ‘ndrangheta, continua a registrarsi nel settore del contrabbando di prodotti energetici (olio lubrificanti ed oli base) in virtù dei notevoli vantaggi economici derivanti dalla possibilità di immettere sul mercato prodotti a prezzi sensibilmente più bassi di quelli praticati dalle compagnie petrolifere.

“Questo quadro, pertanto, impone di continuare nella lotta contro la criminalità organizzata con particolare attenzione all’aggressione dei beni illecitamente accumulati dalle mafie mediante gli strumenti dell’azione giudiziaria e delle misure di prevenzione patrimoniali” affermano i tecnici della Dia.

Su questo fronte, la portata dei provvedimenti di prevenzione eseguiti anche nei primi sei mesi del 2021 testimonia l’attenzione verso il settore della Direzione Investigativa che orienta le sue attività verso l’obiettivo generale di proteggere il tessuto economico del Paese dalle ingerenze della criminalità organizzata.

SEI MESI IN NUMERI

Quanto ai dati dello stesso periodo, infatti, si registra come siano stati oltre 93,7 i milioni di euro sequestrati dalla Dia, mentre superano i 129 milioni le confische.

Gli investigatori, inoltre, hanno monitorato 933 imprese, “entrando” in 181 cantieri. 455 sono le interdittive antimafia e oltre 68 mila le segnalazioni per operazioni sospette.