Crisi agricoltura, Abate: “Necessario aprire un tavolo di concertazione regionale”
"Ho letto in questi giorni le dichiarazioni rilasciate da Confagricoltura Cosenza in merito al fatto che il caro gasolio e il caro energia minacciano costantemente il settore agricolo calabrese. È cosa arcinota che l’inflazione sia già galoppante e i prezzi al consumo (non solo di quelli agricoli) sono aumentati. Già in passato ho spiegato come le cause di questo momento storico, tuttavia, non siano addebitabili solo alla guerra perché già prima, col prospettarsi della fine della pandemia del Covid, c’erano già degli aumenti indiscriminati dei prezzi che sono poi esplosi col conflitto russo-ucraino (per il prof. Cottarelli solo il 20% è da addebitarsi alla guerra)". Lo ricorda in una nota la senatrice Rosa Silvana Abate.
"Una situazione che ho sempre denunciato ma le mie segnalazioni sono purtroppo rimaste lettera morta. Così come avevo segnalato che sia l’impostazione della Pac (e l’Europa ha sollevato molto eccezioni al piano strategico nazionale con documento ufficiale) sia del Pnnr (e del relativo Fondo complementare) erano sbagliate e inefficaci. Una situazione di cui solo oggi tutti si accorgono (compresa la stessa Europa che, con documento ufficiale, ha sollevato molto eccezioni al piano strategico nazionale dell’Italia)" incalza ancora la senatrice. "Se si fosse guardato senza pregiudizi campanilistici alle mie contestazioni fatte insieme al Copoi, il Coordinamento dei produttori ortofrutticoli italiani, si sarebbe potuto intervenire per tempo evitando che la situazione precipitasse".
Ma così non è stato e ora bisogna necessariamente far fronte a questa continua crisi che sta investendo in particolare la piccola e media impresa e correre ai ripari. Fortunatamente abbiamo un margine di azione: chiedo, prima ancora che un tavolo ministeriale, un tavolo di concertazione regionale con tutte le parti del settore per individuare soluzioni e contromisure condivise adatte a fronteggiare la crisi" prosegue l'Abate. "Quelle prese fino ad ora non stanno sortendo i loro effetti perché, invece che aiutare i produttori e i pescatori, avvantaggiano solo quei grandi produttori o trasformatori che sono cosa ben diversa e hanno problemi differenti da chi si alza tutti i giorni alle cinque del mattino per andare nella loro azienda o a pescare in mare aperto".
"È a questi ultimi che bisogna tendere una vera mano ed è in questa direzione che dovrebbero andare le proposte emendative ai vari decreti emanati in queste settimane dal Governo (in ultimo il Decreto Ucraina) che, invece, a poco o nulla stanno servendo visto che la crisi aumenta ogni giorno di più" conclude. "Soltanto ascoltando questa tipologia di imprenditori e i loro bisogni (già tradotti in emendamenti, a mia prima firma, proprio al Decreto Ucraina) si potranno emanare aiuti adatti a lenire davvero gli effetti della crisi. Altrimenti li si esporrà oltremodo al rischio della chiusura definitiva delle loro attività".