Estorsioni, usura e collegamenti con la ‘ndrangheta: dieci indagati nel milanese
Sette persone sono state arrestate nel corso di un blitz alle prime luci dell'alba, con l'accusa - a vario titolo - di usura ed estorsione aggravate dal metodo mafioso, ma anche di spaccio di sostanze stupefacenti ed emissioni di fatture fittizie per operazioni inesistenti.
Questo l'esito dell'operazione svolta dagli agenti della Polizia di Stato nelle provincie di Milano e Pavia, su input della Direzione Distrettuale Antimafia del capoluogo meneghino.
Secondo quanto ipotizzato dalla procura, i soggetti avrebbero gestito un giro di affari dal valore di diversi milioni di euro, generato solo dall'emissione sistematica di fatture false.
Scoperta, inoltre, una vera e propria rivendita di denaro: una cessione a tassi usurai, possibile anche grazie a diverse estorsioni ed allo sfruttamento del lavoro nero.
Nel corso delle indagini è inoltre emerso come uno degli arrestati fosse intraneo ad una locale di 'ndrangheta, ossia quella istituita a Giussano (in provincia di Monza e Brianza) che risulterebbe essere collegata direttamente alla locale di Guardavalle, nel catanzarese.
Il soggetto avrebbe gestito un classico sistema di società cartiere tramite dei prestanome, al fine di emettere ingenti quantità di fatture false.
L'indagine si è avvalsa anche delle dichiarazioni rese da alcune vittime dell'usura, che hanno spiegato di aver ricevuto del denaro ad un tasso variabile dal 10% al 30% mensile, che ha finito per generare delle ingenti perdite economiche.
Complessivamente l'operazione - che ha impiegato decine di agenti ed è ancora in corso - conta dieci indagati: tre sono stati trasferiti in carcere, quattro ai domiciliari ed uno avrà l'obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria. A seguito di perquisizioni sono state sequestrate preventivamente delle somme di denaro sui conti correnti di alcuni deli indagati.