Carceri. Carrà, Casa Circondariale di Castrovillari: “Il lavoro abbatte la recidiva”
Riabilitare i ristretti grazie al lavoro si può fare e la Casa Circondariale di Castrovillari vuole essere un esempio virtuoso per tutti. Nel carcere della città del Pollino, così, istituzioni, imprese, associazioni e istituti di formazione cooperano insieme con un unico obiettivo: creare lavoro nel penitenziario e arrivare alla riabilitazione dei detenuti. È un esempio virtuoso quanto sta facendo l’istituto penitenziario guidato dal direttore Giuseppe Carrà e non a caso si parla sempre più di “Modello Castrovillari”.
Sabato mattina, nel salone polivalente della Casa Circondariale di Castrovillari, proprio il direttore Carrà ha presentato la II edizione del Corso di formazione Professionale di Edilizia.
Insieme a lui, al tavolo dei lavori, hanno partecipato, il Vice Sindaco di Castrovillari Nicola Di Gerio, il Magistrato di Sorveglianza Antonietta Dodaro, la dirigente Scolastico Elisabetta Cataldi, il Presidente Nazionale Fenailp Costruttori Vincenzo Zaccaro, il Presidente Nazionale Form Retail Tommaso Isernia, nonché, gli innumerevoli ospiti tra cui il maestro Gerdardo Sacco, Vincenzo Bossio, titolare dell’omonima fabbrica tessile di Calopezzati, la fashion designer Patrizia Crupi, e Donatella Novellis, della segreteria tecnica del direttore Filippo Demma del Parco di Sibari.
“Inclusione sociale” questa la parola d’ordine al centro del dibattito - moderato dal giornalista Luigi Cristaldi - che nella mattinata di sabato si è concretizzata con la sottoscrizione di quattro contratti di lavora tra i detenuti di Castrovillari e l’impresa Co.Ge.Za, rappresentata dalla titolare, Eliana Zaccaro, la quale ha espresso grande soddisfazione per il lavoro sinergico che si è svolto con i detenuti, col direttore Dott. Giuseppe Carrà, con gli istituti di formazione e con l’intero corpo della Polizia penitenziaria.
Il lavoro della Casa Circondariale di Castrovillari è attuativo del principio costituzionale sancito dall’art.27, uno, se non il principale, degli elementi cardine del trattamento rieducativo è il lavoro, per le concrete opportunità di reinserimento sociale e di recupero che offre alla persona detenuta. Questo legame tra funzione rieducativa e lavoro è pienamente in armonia con il complessivo quadro costituzionale che, oltre ad affermare il valore rieducativo della pena, fonda la Repubblica democratica proprio sul lavoro.
Una operazione che il dottor Carrà ha definito - con un neologismo - “decarcerizzazione” che non può prescindere dal lavoro sinergico con le aziende e il terzo settore.
L'idea della stretta contiguità tra formazione e lavoro ha entusiasmato l'azienda calabrese Fabbrica Tessile Bossio, che, sulla scia di quanto già si sta facendo nell'istituto penitenziario con l’azienda Co.Ge.Za, intende formare detenute del reparto femminile per poi impiantare un ramo d'azienda all'interno delle mura penitenziarie al fine di assumere detenute da impegnare nella propria produzione.
La commercializzazione del prodotto tessile sarà operata a cura della fashion designer Patrizia Crupi. Altre sono le idee in cantiere affinché trovi piena attuazione il processo di “inclusione sociale” dei detenuti tra le quali quella con il Parco Archeologico di Sibari. Proprio il direttore Filippo Demma, all’atto del suo insediamento alla guida del Parco di Sibari, aveva rimarcato come l’area archeologica sibarita sarebbe diventata un presidio di legalità e questa partecipazione non ha fatto altro che sancire con i fatti quanto affermato allora e che porterà ad una ennesima sinergia destinata a durare nel tempo".
"Un modo per riaffermare – ha sottolineato in chiusura il direttore Carrà – come le personalità dei detenuti non sono solo numeri e perciò si deve puntare necessariamente al superamento del concetto classico di pena grazie al lavoro e alla formazione come categorie per accedere alla risocializzazione".
Una mattina ricca e dai cui lavori è emerso che il lavoro è lo strumento attraverso cui si può configurare un effettivo reinserimento del condannato nella comunità abbattendo la recidiva. Una potenzialità rieducativa ed inclusiva del lavoro – come ha spiegato la dott.ssa Dodaro, magistrato di sorveglianza, nel suo intervento - confermata da diversi studi che hanno confermato il legame che c’è tra il lavoro in carcere e la riduzione della recidiva, quindi è giusto lavorare in tal senso e incentivare il detenuto al lavoro, in quanto può incidere in maniera positiva sulla recidiva.
Da inizio ottobre, dunque, prenderà il via anche il secondo corso di formazione professionale in materia di edilizia per i detenuti. Così come nel caso del primo corso, l’attestato di formazione professionale conseguito dai detenuti, sarà spendibile sul mercato del lavoro poiché riconosciuto dal Ministero del Lavoro ed inserito nelle banche dati utili per le aziende all'assunzione di manodopera qualificata.
Ma si guarda già oltre. Oltre ai nuovi corsi e ai rapporti col Parco di Sibari si lavora anche a collaborazioni con le scuole di Castrovillari e di Cassano e altre aziende e istituzioni hanno dato il loro placet per entrare nel protocollo e formare nuovi lavoratori con l’obiettivo di toglierli dalla strada e dalla recidiva dando, così, anche aiuto alle imprese.