Il Museo e Giardini di Pitagora all’Unical come modello di best practice
È stato nell’aula magna Beniamino Andreatta dell’Unical, l’Universtià della Calabria, che lunedì scorso il “modello” del Museo e Giardini di Pitagora, gestito dal consorzio di cooperative Jobel, ha avuto la soddisfazione di essere presentato come best practices, come buone pratiche, come testimonianza all’interno del seminario organizzato per la presentazione del Progetto Cosenza Open Incubator e della Call for Cultural &Tourist Ideal.
Sono interventi il rappresentante del Rettore, Maurizio Muzzupappa, delegato al trasferimento Tecnologico e Antonio Costabile responsabile della Missione sociale dell’ateneo.
“Perché una pratica sia ‘buona’ deve essere efficace e di successo: socialmente, economicamente e ecologicamente sostenibile, attenta alle differenze di genere; tecnicamente realizzabile; intrinsecamente partecipativa; replicabile e adottabile in altri contesti”.
Tutte caratteristiche, queste, che hanno trasformato Parco Pitagora da luogo abbandonato e degradato a luogo di vita.
Si tratta della storia della “rigenerazione di un ecosistema”.
“Con ecosistema – spiegano da Jobel - non ci si riferisce tanto al recupero del parco e della sua dimensione biologica, quanto alla rivitalizzazione delle dimensioni sociali, culturali ed ecologiche e dello sviluppo di relazioni virtuose tra questi sottosistemi”.
“Un nuovo modello sociale – aggiungono dal consorzio - che valorizzasse le capacità degli individui, dei gruppi e delle comunità, rendendoli coprotagonisti di iniziative, progetti, azioni e attività che contribuissero a creare un’economia sociale fondata sui principi di partecipazione, giustizia sociale, trasparenza, legalità e professionalità”.
Dal 2012 il Consorzio ha in gestione il Parco Pignera con annesso Museo Pitagora (“I Giardini e il Museo di Pitagora”) grazie a una Convenzione col Comune di Crotone.
Una documento, questo, giunto dopo un’intensa attività di recupero da parte del Consorzio, dell’area e della struttura che dal 2008 erano state abbandonate dalle istituzioni e dalla cittadinanza, in seguito a atti vandalici avvenuti al termine dei lavori.
Grazie al coinvolgimento graduale della comunità, in particolare dei giovani, questa azione di recupero e valorizzazione del territorio ha dato un’impronta fondamentale a quella che è la attuale vocazione del parco e del museo.