Lisa Gabriele uccisa da una relazione “sbilanciata e ossessiva”: arrestato ex poliziotto

Cosenza Cronaca
Lisa Gabriele

A distanza di esattamente diciassette anni c’è un arresto per l’omicidio di Lisa Gabriele (QUI), l’allora 22enne di Rose, nel cosentino, ammazzata tra la sera del 7 ottobre 2005 e l’una del pomeriggio del giorno successivo e il cui corpo venne poi ritrovato nella sua bordo della sua auto assieme ad una bottiglia di whisky, due scatole di psicofarmaci e un biglietto di addio, oggetti che secondo gli inquirenti vi sarebbero stati posizionati per simulare un suicidio.

Stamani i Carabinieri della Compagnia di Rende hanno infatti eseguito un’ordinanza cautelare in carcere, emessa dal Gip del Tribunale locale su richiesta della Procura, arrestando il 50enne Maurizio Mirko Abate, all’epoca dei fatti agente presso la Sottosezione della Polizia stradale di Cosenza Nord.

L’uomo, ritenuto vicino sentimentalmente alla giovane vittima, era finito nell’inchiesta già nel maggio del 2021 (QUI), venendo iscritto nel registro degli indagati.

Al 50enne si contesta ora sia l’omicidio doloso premeditato di Lisa, aggravato dai futili motivi, ed in concorso con un’altra persona rimasta ancora sconosciua che avrebbe aiutato Abate a rimuovere il corpo della giovane dall'appartamento in cui sarebbe stata uccisa, ed a trasportarlo nel bosco di Montalto Uffugo in cui fu poi ritrovato; ma anche di aver spacciato e ceduto più volte marijuana al figlio.

LA LETTERA ANONIMA

Il fatto, che dopo le prime indagini fu ricondotto alle dinamiche di un omicidio doloso, fu archiviato contro ignoti nell’ottobre del 2009.

Ma il 22 ottobre 2018 era giunto alla Procura della Repubblica di Cosenza un esposto anonimo nel quale si ripercorreva la vicenda della morte di Lisa Gabriele e venivano indicati dei particolari noti soli agli inquirenti, peraltro risultati veritieri.

I primi riscontri eseguiti sempre dai carabinieri di Rende, consentirono alla Procura di riaprire le indagini acquisendo altri documenti, effettuando una lunga serie di intercettazioni telefoniche ed ambientali, ascoltando diverse persone informate sui fatti, ed eseguendo nuove consulenze medico-legali dopo la riesumazione del cadavere della vittima (QUI).

I risultati di questa nuova fase investigativa, valutate nel complesso, permisero quindi di verificare in modo più approfondito quanto raccolto nella prima fase, colmando alcune lacune e facendo emergere un quadro indiziario considerato “significativamente grave” e tale da collegare il reato contestato all’indagato.

Un quadro che ha consentito agli inquirenti di valutare gli elementi raccolti come “convergenti, gravi, univoci e coerenti e non confutati da ricostruzioni alternative plausibili”, idonei a far ritenere quindi che il 50enne sia il presunto responsabile della morte della ragazza.

IL MOVENTE

Secondo le indagini, quindi, l’omicidio va inquadrato nell’ambito di una relazione sentimentale avuta tra la vittima e l’indagato, che era già impegnato in un’altra relazione stabile.

Una relazione che gli investigatori ritengono “sbilanciata, ossessiva” e che sarebbe stata caratterizzata da ripetuti episodi di violenze e brutalità, come raccontato anche da un collaboratore di giustizia ed emersi dalle dichiarazioni rese da persone informate sui fattiche hanno tratteggiato un quadro degradato fatto anche di serate a base di sesso, droga e perversioni”, affermano gli inquirenti.

L’ipotesi è quindi che il movente dell’assassinio sia da ricondurre ad una esasperata volontà dell’indagato di interrompere la relazione allontanando definitivamente da sé la donna, determinata invece a frequentare l’uomo nonostante la moglie di quest’ultimo avesse partorito un figlio, ed alla luce del rischio che quest’ultima sapesse della relazione extraconiugale sottraendogli, così, il neonato.

Gli investigatori sostengono quindi di aver ricostruito “con buona approssimazione l’ultimo periodo di vita della vittima, durante i quali quest’ultima abbia tentato di trattenere l’uomo nella relazione, avendo paura, tuttavia, di subire ancora violenze ed arrivando a temere per la propria vita anche a dopo dei fatti strani accadutigli, come il danneggiamento dell’auto e dei cavi elettrici della sua abitazione, oltre alla morte sospetta della cagnolina avvenuta appena dieci giorni prima di Lisa.

LE FRASI INDIZIANTI

Nel corso delle investigazioni, sono state poi intercettate delle frasi ritenute come delle parziali ammissioni dell’indagato ed altre affermazioni di parenti di quest’ultimo considerate “fortemente indizianti”.

Nelle intercettazioni vi sarebbero finanche delle conversazioni avvenuto con linguaggio criptato che attesterebbero l’acquisto, la suddivisione e l’occultamento di droga e del suo spaccio.

Secondo i militari l’uomo avrebbe utilizzato anche la cassetta delle lettere come deposito temporaneo dove lo stupefacente poteva essere prelevato dal figlio, avvisato dal padre che era arriva una “bolletta” o un “raccomandata”, messaggi in codice per definire lo stupefacente.

In questo senso, sono stai accertati diversi acquisti da parte dell’uomo di marijuana - chiamata in gergo “gelato” - e la successiva cessione al figlio, a cui venne sequestrato dai Carabinieri di Rende, il 29 agosto del 2020, una modica quantità di marijuana.