Passo falso del latitante Antonio Strangio: lascia l’Australia, Carabinieri lo inchiodano a Bali
I carabinieri di Reggio Calabria mettono a segno un altro importante colpo contro la ‘ndrangheta. Non è ancora trascorsa nemmeno una settimana dall’arresto in Francia di Edgardo Greco, il cosiddetto “chef della ‘ndrangheta” ricercato da oltre 16 anni (QUI), che all’aeroporto di Bali, il Ngurah Rai International Airport, è stato catturato dalla polizia della rinomata località turistica indonesiana, un altro latitante calabrese, Antonio Strangio.
Colpito dalla “Red Notice” dell’Interpol - l’avviso di cattura internazionale per i soggetti ricercati in tutto il mondo - Strangio, 32 anni, è considerato legato alla omonima ‘ndrina di San Luca, nota anche come “Janchi”.
Era ricercato per produzione e traffico di stupefacenti con l’aggravante del metodo mafioso, nell’ambito dell’operazione nota come “Eclissi 2”, diretta dalla Direzione Distrettuale Antimafia della città dello Stretto e condotta dal Reparto Investigativo del Comando Provinciale dei Carabinieri reggini.
L’indagine, naturale prosecuzione della più complessa “Operazione Eclissi”, aveva portato, nel luglio 2015, all’esecuzione di undici arresti (QUI) nei confronti di altrettanti soggetti ritenuti appartenere alle cosche della ‘ndrangheta del vibonese e del reggino (legati al clan Bellocco).
Strangio si era reso latitante nel 2016 scappando in Australia da dove, essendo stato naturalizzato, non poteva essere estradato.
I Carabinieri reggini, supportati dall’Unità I-Can (l’Interpol Cooperation Against ‘Ndrangheta) e dall’Esperto per la Sicurezza italiana a Canberra, non hanno mai mollato la presa sul ricercato e al primo passo falso l’hanno incastrato: con la collaborazione dell’Interpol Indonesia è stato infatti fermato a Bali, appena uscito dal paese australiano.
Al rientro in Italia la sua posizione dovrà essere valutata, fatte salve le ulteriori determinazioni che saranno assunte nei successivi gradi di giudizio.
ICAN, PRESI FINORA 42 RICERCATI
Con Strangio sono 42 i latitanti arrestati in tutto il mondo in poco meno di tre anni dall’avvio del Progetto I Can, che sta raccogliendo i risultati di un lavoro volto a far crescere nelle forze di polizia di 13 Paesi (quelli più esposti alla minaccia) la consapevolezza della pericolosità globale dalla ‘Ndrangheta.
La criminalità calabrese, fino a poco tempo fa, veniva considerata come un fenomeno folcloristico italiano e non una potente organizzazione criminale che si è fatta invece impresa in tutto il mondo, che opera attraverso piattaforme criptate, paga in criptovalute e che inquina il tessuto economico e finanziario delle realtà che “colonizza”.