Inchiesta Propaggine: in diciotto vanno a processo, cinque assolti
In diciotto andranno a processo, cinque invece sono stati assolti. È terminata così l’udienza davanti al Gup Irene Giani per gli imputati nel processo col rito ordinario scaturito dall’operazione Propaggine (QUI), l’inchiesta che nel novembre dell’anno scorso ha colpito la cosca Alvaro di Sinopoli e Cosoleto.
Tra coloro che dovranno comparire il prossimo 28 di giugno davanti al Tribunale di Palmi vi sono Carmelo Alvaro, detto “Bin Laden”, ritenuto il capo del locale di Cosoleto; Francesco Alvaro, detto “Ciccio Testazza”; il padre, Antonio Alvaro, noto come “Massaru 'Ntoni” e ritenuto il consigliori del figlio; Domenico Alvaro, detto “Micu u merru”; Giuseppe Alvaro, detto “Stelio”; il presunto boss Antonio Carzo, detto “Ntoni Scarpacotta”; e Antonino Gioffrè, ex sindaco di Cosoleto; quest’ultimi due accusati di scambio politico elettorale.
I prosciolti, per "non aver commesso il fatto, sono invece Salvatore Alessi (a cui si contestava il favoreggiamento); Domenico Licastro; Giovanni Rechichi e i fratelli Francesco e Giuseppe Versace, che erano accusati di associazione mafiosa.
L’inchiesta dell’anno scorso, coordinata dalla Dda di Reggio Calabria, fece emergere come la cosca Alvaro, oltre ad essere operativa a Sinopoli, controllasse anche Cosoleto, dove insiste un locale di 'ndrangheta autonomo ma ritenuto funzionalmente dipendente da quello di Sinopoli.
Secondo gli inquirenti il clan sarebbe stato interessato proprio alle elezioni di Cosoleto del 2018, consultazioni che stando all’accusa sarebbero state “pesantemente condizionate” dagli Alvaro in accordo col sindaco uscente, Gioffrè, poi nuovamente candidato ed eletto.