Certificati falsi per scansare udienze ed altro, 90 indagati tra medici e professionisti

Reggio Calabria Cronaca

Novanta persone indagate, tra cui medici, avvocati, tecnici di laboratorio e altri pubblici ufficiali, ed undici delle quali raggiunte da misure cautelari personali, per le ipotesi di reato di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio e falsità ideologica del pubblico ufficiale in atti pubblici, commessi tra Locri e altri comuni del reggino nel periodo compreso tra il 2021 ed il 2022.

Questo l’esito di una indagine della Procura locale, diretta da Giuseppe Casciaro, e che ha portato stamani all’esecuzione, da parte della Guardia di Finanza della città dello Stretto, all’arresto di due professionisti, un dirigente medico in servizio presso l’ospedale di Locri, che è finito in carcere, e un primario posto invece ai domiciliari; notificati un obbligo di firma ciascuno, poi, ad altre tre persone, tra cui due avvocati, e l’interdizione dall’esercizio della professione, per un anno, a cinque medici e un avvocato.

Sono, inoltre, in corso numerose perquisizioni personali e locali, anche presso l’ospedale di Locri.

Alle misure di oggi si giunge dopo delle complesse indagini che secondo gli inquirenti avrebbero fatto luce su un presunto “sistema illecito” con cui sui sarebbero rilasciati dei certificati medici falsi finalizzati, tra l’altro, a giustificare la mancata partecipazione ad udienze da parte di imputati di gravi reati, così come ad accedere a benefici assistenziali non dovuti o ad ottenere rimborsi assicurativi non spettanti; inabilità temporanee al servizio o trasferimenti indebiti per motivi di studio e lavoro.

In particolare, da quanto emerso dalle indagini dei Finanzieri di Locri, il rilascio da parte di alcuni indagati di certificazioni sanitarie attestanti diagnosi non corrispondenti alla realtà sarebbe avvenuto dietro ipotetiche pattuizioni di somme di denaro o di altre utilità.

GLI INDAGATI

Le porte del carcere si sono quindi spalancate per Filippo Lascala, 62enne medico psichiatra, dirigente medico dell’ospedale di Locri. Ai domiciliari, invece, è finito Antonio Bombara, 64enne primario del reparto di psichiatria. Entrambi, secondo gli inquirenti, avrebbero reimpiegato la professione medica “a vantaggio dei privati per conseguire pensioni miracolose, agendo come veri deus ex machina, ognuno dei due trattando la sanità locrese come fosse cosa sua”.

L’obbligo di firma è stato disposto invece per Marco Zucco (di 34 anni), Francesco Surace (di 55 anni) e Paola Larone (di 57 anni), quest’ultima moglie di Lascala e che per l’accusa avrebbe avuto un ruolo di concorrente materiale e agevolatore della condotta del marito.

Infine, interdetti per dodici mesi dalla professione medica Raffaele Antonio Argirò, 56enne responsabile del reparto di medicina fisica e riabilitazione dell’ospedale di Locri; Patrizia Panetta, 59enne dipendente del laboratorio analisi dello stesso ospedale; Guido Zavettieri, 63enne responsabile del reparto di Ortopedia; Santo Gratteri, 62enne medico del reparto di medicina generale; e Maria Erminia Pasquale, 63enne psicologo.

Interdetto sempre per un anno ma dalla professione forense l’avvocato Antonio Sotira, 43enne, che secondo gli inquirenti sarebbe stato istigatore e determinatore per un presunto certificato falso preparato da Lascala per un suo cliente.