Redditi bassi e vita troppo agiata: sigilli ai beni dei presunti boss del crotonese
Un patrimonio del valore stimato in oltre sette milioni e mezzo di euro è stato sequestrato - e affidato ad un amministratore giudiziaria - a due persone ritenute esponenti di primo piano della criminalità organizzata crotonese.
Si tratta, in particolare, dei presunti vertici della cosiddetta locale di S. Leonardo di Cutro, tuttora detenuti nell’ambito dell’operazione “Malapianta” (QUI).
Raggiunti inizialmente da un fermo di indiziato di delitto, nel 2019 (QUI), successivamente, erano stati condannati dal Tribunale di Crotone, nel 2022, rispettivamente a 30 e 19 anni di reclusione.
Il Tribunale di Catanzaro, condividendo la ricostruzione economico-patrimoniale svolta dal Gico, gli specialisti del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di Finanza, ha ritenuto i due come “portatori di pericolosità sociale qualificata”, sospettando la loro appartenenza alla ‘ndrangheta e di reati, tra gli altri, come l’estorsione, il trasferimento fraudolento di valori, l’usura, ecc.
Il sequestro - eseguito dalle fiamme gialle del capoluogo di regione con la collaborazione dello Scico e con il coordinamento della Dda locale – ha colpito un ingente patrimonio ritenuto nella loro disponibilità e composto da aziende, auto, rapporti finanziari e beni immobili: patrimonio che viene ritenuto “nettamente sproporzionato” rispetto al reddito dichiarato o all’attività economica svolta.
Secondo il collegio, sia gli indagati che i loro familiari avrebbero sempre dichiarato redditi modesti e mantenuto al contempo un tenore di vita elevato, circostanze che, considerate insieme ai gravi episodi di cui negli anni si sarebbero resi protagonisti “e alla sistematica inosservanza alle leggi”, hanno indotto gli inquirenti a sospettare che gli stessi beni siano il frutto di guadagni ottenuti illecitamente.