Guccione aderisce allo sciopero del lavoro del 6 maggio
“Lo sciopero proclamato dalla Cgil per il 6 maggio prossimo è un’occasione importante per fare arrivare forte la protesta della nostra regione a Roma, contro un governo leghista ed antimeridionalista che, nel corso di questa legislatura, ha fortemente penalizzato il Mezzogiorno e la Calabria con tagli e balzelli che hanno indebolito ulteriormente il nostro già fragile tessuto economico e allargato l’area dei soggetti a rischio povertà”. E’ quanto afferma, in una nota, il Consigliere regionale del Pd, on. Carlo Guccione motivando la sua piena adesione allo sciopero indetto dalla CGIL per il 6 maggio prossimo. “Se a ciò si aggiunge –ha proseguito Guccione- la politica inconcludente portata avanti dalla Giunta-Scopelliti che, ad un anno dalla sua elezione, ha saputo caratterizzarsi solo per vuoti annunci e false promesse, non imbroccandone mai una giusta ed essendo perfino bocciata sul Piano di Rientro sanitario dal Tavolo Massiccci, ben si comprende la necessità di scendere in piazza per tentare di mettere fine ad uno stato di cose che non può più essere tollerato. E’ intollerabile e colpevole, infatti, continuare ad assistere passivamente alla lenta ma progressiva agonia di una regione in cui aumentano a vista d’occhio i disoccupati, cresce l’influenza della ‘ndrangheta e del malaffare, si registra una vertiginosa ripresa dell’emigrazione intellettuale, chiudono le imprese e perfino gli enti locali sono messi nelle condizioni di non più operare”. “Contro l’immobilismo del Governo Berlusconi e della Giunta Scopelliti –conclude Guccione- è necessario aprire immediatamente un confronto largo e creare una mobilitazione vasta di tutte le forze sociali, economiche e culturali, della chiesa, dell’università e di tutti quei soggetti che amano questa terra e vorrebbero cambiarla per imprimere un’inversione di tendenza che avvii definitivamente, attraverso una proposta articolata e concreta, la crescita della Calabria promuovendo, per esempio, un fisco più giusto e soprattutto la difesa delle fasce più deboli: giovani, disoccupati, donne e anziani”.