Ddl Calderoli: la piazza dice “No”, corteo a Cosenza. Sigle: “non è momento di differenziare”
Un netto no al progetto di autonomia differenziata voluto dal governo Meloni: lo hanno espresso in tanti scendendo in piazza per a Cosenza, nel corso di una manifestazione pubblica indetta dalla Cgil bruzia ed a cui ha aderito anche la Uil.
Le richieste delle Sigle sono semplici e dirette: il Ddl Calderoli va ritirato mentre va appoggiata la proposta di Legge d'iniziativa popolare Villone che secondo la Cgil interverrebbe “sul vero cuore del problema dell'Italia” ovvero “la frammentazione eccessiva delle competenze normative e amministrative, la debolezza degli interventi perequativi, l'assenza di livelli uniformi di godimento dei diritti di cittadinanza, le fragilità del Servizio sanitario nazionale e l'organizzazione della Sanità pubblica scomposta da oltre 20 anni di eccessiva regionalizzazione e, in Calabria, di commissariamento”.
Ancora più diretto il segretario generale della Cgil calabrese, Angelo Sposato, per il quale, si sarebbe davanti ad un tentativo di mettere mano alla Costituzione “che non ci convince” ha sbottato.
“Questo tema - ha precisato il dirigente sindacale - riguarda la democrazia perché prima di parlare di riforma costituzionale dobbiamo mettere al centro la persona”.
Poi una critica ancor più diretta all’esecutivo Meloni: “Il Mezzogiorno è sparito dall'agenda del Governo” ha detto Sposato, aggiungendo la necessità di politiche di sviluppo “serie, che mettano in moto tutto il sistema economico, con piani di investimento seri”.
La manifestazione cosentina, partendo da queste basi, ha riscosso già l’adesione di amministrazioni comunali e diverse associazioni che in corteo hanno, striscioni e bandiere in pugno, hanno percorso le vie cittadine per poi finire in piazza dei Bruzi.
“Da questa piazza - ha quindi ribadito Santo Biondo, segretario generale della Uil calabrese - parte una forte presa di resistenza da parte della Calabria nei confronti di un progetto che, se realizzato, va a spaccare il Paese. Chiediamo alla Regione di rivedere la propria posizione perché è un progetto destabilizzante. Non è il momento di differenziare ma ridurre le disuguaglianze nella sanità, nelle politiche sociali e nella mobilità”, ha puntualizzato il numero uno della Uil regionale.