Duplice omicidio Torcasio-Matarasso, due condanne a trent’anni

Catanzaro Cronaca

Trent’anni ciascuno di carcere per Domenico Cannizzaro (58 anni) e Pietro Iannazzo (49), ritenuti rispettivamente il mandante e l’esecutore materiale dell’omicidio di Giovanni Torcasio e Cristian Matarasso, assassinati poco più di 23 anni fa, esattamente il 29 settembre del 2000, a colpi arma da fuoco, una 9x21, in località Carrà Cosentino, a Lamezia Terme, proprio all’ingresso di quello che è ritenuto il fortino della cosca Torcasio di cui Giovanni (all’epoca 36enne) era ritenuto il capo e Cristian (allora 22enne) l’autista.

La sentenza è arrivata nel pomeriggio di oggi, nel corso del processo di primo grado celebrato col rito abbreviato, da parte del gup distrettuale di Catanzaro Chiara Esposito. L’accusa, rappresentata dal pm Stefania Caldarelli aveva chiesto per entrambe il carcere a vita.

Per un terzo imputato, Vincenzino Iannazzo (70 anni), il gup ha invece disposto il non luogo a procedere per morte del reo, mentre per quanto riguarda un quarto imputato, Antonio Davoli (58), è in corso il processo dibattimentale.

Tutti e quattro - indagati vent’anni dopo l’omicidio, ovvero nell’ottobre del 2020 (QUI) - erano considerati esponenti delle cosche federate della ‘ndrangheta lametina, Iannazzo-Cannizzaro-Da Ponte, ed erano già detenuti, alcuni anche al 41 bis, a seguito delle condanne nel processo scaturito dall’operazione “Andromeda(QUI) che ha riguardato lo stesso clan.

Gli agenti della Squadra Mobile catanzarese, coordinati dalla Dda, allora, nell’ambito dell’operazione “Resa dei Conti”, ritennero di aver ricostruito l’organizzazione e l’esecuzione del duplice omicidio, anche grazie alle dichiarazioni di diversi collaboratori di Giustizia.

Sempre allora emerso il ruolo di Vincenzino Iannazzo e di Domenico Cannizzaro, considerati al vertice delle rispettive famiglie, e ritenuti i mandanti, e quello di Antonio Davoli e Pietro Iannazzo come presunti esecutori materiali.

L’agguato si consumò al termine di un lungo inseguimento iniziato nel centro di Lamezia Terme e concluso, dopo circa 3 chilometri, nei pressi del bivio Carrà Cosentino, quando i killer, alla guida di una moto di grossa cilindrata rubata, raggiunsero le vittime e gli esplosero contro numerosi colpi di pistola. Matarasso morì all’istante, mentre Torcasio, che tentò anche una fuga disperata, spirò durante il trasporto in ospedale.

Secondo gli inquirenti il movente sarebbe stata la delle cosche confederate Iannazzo e Cannizzaro-Daponte di vendicare gli omicidi di Francesco Iannazzo (69enne) e Giuseppe Cannizzaro (82enne), e al tempo stesso di prevenire altri omicidi ai loro danni. All’epoca dei fatti Torcasio sarebbe stato impegnato nel tentativo di rinforzarsi attraverso la ricerca di nuovi alleati.