Cosca Bellocco: arrestato l’uomo di fiducia e “messaggero” del boss latitante

Reggio Calabria Cronaca

Nella notte appena trascorsa, i Carabinieri di Reggio Calabria, a conclusione delle indagini coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia locale, hanno eseguito un ordine di arresto in carcere per un 42enne, Pietro Di Giacco, a cui si contesta l’associazione mafiosa, nella fattispecie di essere un “personaggio di assoluta fiducia” dei vertici della cosca Bellocco.

Il procedimento trae origine, nel dicembre 2019, da una complessa investigazione che interessò sia il clan rosarnese che il presunto coinvolgimento degli indagati nella latitanza di Domenico Bellocco (48 anni), ritenuto a capo dell’omonima cosca di ‘ndrangheta, e catturato nel 2020 (QUI).

Secondo gli inquirenti il 42enne, che risiede a Gioia Tauro, a partire dall’aprile del 2020 avrebbe rivestito un ruolo di primo piano nella gestione della latitanza del boss e, più in generale, degli affari illeciti del clan.

Dalle indagini emergerebbe appunto come un personaggio di fiducia sul territorio controllato dai Bellocco, e che avrebbe assicurato una rete di protezione e di comunicazione tra i vertici, ed oltre ad essersi reso parte attiva nella realizzazione delle attività della stessa cosca.

In particolare, gli investigatori sostengono che abbia assunto il ruolo di messaggero delle comunicazioni riservate in merito alla latitanza di Domenico Bellocco, rendendosi anche disponibile, “pienamente”, sia ad avvicinare le vittime di estorsione nell'interesse del sodalizio che a fungere da soggetto a cui rivolgersi per presentare richieste di protezione o assolvere al pagamento del “dovuto” alla cosca.

A comprova del suo ruolo e dell’expertise, il 42enne, nel corso delle indagini, avrebbe ricordato di aver fornito in più di un’occasione e per numerosi anni assistenza ai latitanti della famiglia Bellocco, “compito eseguito nel migliore dei modi e senza commettere errori che avrebbero potuto condurre gli investigatori alla loro cattura”, sostengono ancora i militari.

Forte di questi “successi”, avrebbe poi manifestato la volontà di monopolizzare la gestione della latitanza di Domenico Bellocco, evitando che altri potessero farlo al suo posto, ritenendoli inaffidabili. Al termine delle operazioni, l’uomo è stato portato nella Casa Circondariale di Palmi.