Infiltrazioni mafiose nel settore petrolifero: sequestro di beni per 10 milioni
Un patrimonio dal valore complessivo di ben dieci milioni di euro è stato sequestrato dalla Guardia di Finanza di Reggio Calabria a seguito di una mirata indagine svolta sotto il coordinamento della locale Dda.
Si tratta di patrimoni ritenuti riconducibili a tre soggetti, tutti imprenditori reggini operanti nel settore del commercio petrolifero, coinvolti nell'operazione Andrea Doria, meglio nota come Petrolmafie (QUI): sono i fratelli Giovanni e Domenico Camastra, di Locri, rispettivamente di 60 e 53 anni, e Antonio Casile, 55 anni, del capoluogo dello Stretto.
L'operazione (conclusa nell'aprile del 2021) portò al fermo di 23 soggetti, considerati coinvolti a vario titolo in un articolato sistema di frode fiscale sulle accise petrolifere, per un giro d'affari di oltre 620 milioni.
L'intero sistema si basava su false dichiarazioni al fine di ottenere agevolazioni e sconti, il tutto per evadere Iva ed accise.
IL SISTEMA FRAUDOLENTO
In particolare, l’associazione avrebbe gestito l’intera filiera della distribuzione del prodotto dal deposito fiscale fino ai distributori stradali finali, interponendo tra queste due estremità della catena una serie di operatori economici - imprese “cartiera” di commercio di carburante, depositi commerciali e brokers locali - con lo scopo di evadere le imposte in modo fraudolento e sistematico, attraverso l’emissione e l’utilizzo delle citate dichiarazioni di intento.
Le società fittizie avrebbero così garantito fraudolentemente di possedere tutti i requisiti richiesti per poter beneficiare delle agevolazioni previste dalla normativa di settore, acquistando il prodotto petrolifero senza l'applicazione dell’Iva.
Il carburante, a seguito di meri passaggi “cartolari” tra le società coinvolte, sarebbe stato ceduto a prezzi concorrenziali ad individuati clienti, in danno, peraltro, degli onesti imprenditori del settore.
I SEQUESTRI
Successivi controlli patrimoniali hanno permesso di evidenziare come gli imprenditori coinvolti avessero delle capacità reddituali considerate spropositate rispetto ai redditi dichiarati, al punto da far scattare - dopo opportune indagini - l'odierno sequestro.
Parliamo di una azienda operante nel settore petrolifero; sette fabbricati tra le province di Frosinone, Roma e Novara adibiti a vari scopi (capannoni, depositi, uffici); diverse posizioni finanziarie in Germania. Complessivamente, il valore stimato è appunto di 10 milioni di euro.
L'odierna operazione segue un precedente sequestro avvenuto nel maggio del 2023, quando vennero cautelati ulteriori beni riconducibili ai suddetti imprenditori per un valore complessivo di circa 80 milioni (QUI).