Zero manutenzione in barba all’ambiente, così si gestivano i depuratori calabresi: 21 indagati

Calabria Cronaca

Le accuse a vario titolo vanno dall’associazione a delinquere all’inquinamento ambientale, dal traffico di rifiuti fino alla frode nelle pubbliche forniture.

Tra i reati contestati vi è anche un presunto tentativo di estorsione aggravato dalla modalità mafiosa nei confronti di un dipendente di una società, che avrebbe subito una minaccia da parte di esponenti della cosca di ‘ndrangheta locale, su commissione del proprio datore di lavoro, per farlo desistere dall’intraprendere iniziative sindacali finalizzate ad ottenre gli stupendi dovutigli.

Ventuno in tutto gli indagati, tra cui quattro funzionari di enti locali; diciotto i soggetti sottoposti a misura cautelare: quattro sono finiti in carcere (titolari di altrettante aziende), tredici ai domiciliari e uno sottoposto all’obbligo di dimora. Per sei società, poi, sono scattati i sequestri, per un valore complessivo che si stima intorno ai dieci milioni di euro.

Sono questi i numeri dell’operazione Scirocco (QUI), con cui la Dda di Catanzaro ha messo sotto la lente ben trentaquattro impianti di depurazione che servono quaranta comuni ed ubicati nelle cinque province calabresi.

L’ipotesi degli inquirenti - ovviamente ancora da vagliare nelle aule dei tribunali - è che le aziende, ottenuti gli appalti degli impianti con la formula del massimo ribasso (in un caso anche del 54%), abbiano risparmiato a costo della “qualità” del servizio offerto.

In particolare - e sempre secondo quanto contestato dalla Dda - i responsabili delle società sarebbero riusciti ad ottenere profitti illeciti abbattendo i costi di gestione dei depuratori principalmente eseguendo un trattamento parziale dei fanghi prodotti dalla lavorazione delle acque reflue; ma anche non eseguendo le manutenzioni previste dai capitolati d’appalto.

Inoltre, si ritiene siano stati redatti dei falsi Formulari di Identificazione Rifiuti nei quali si sarebbe attestato un altrettanto falso conferimento di in un impianto delle provincia di Catanzaro.

Ed ancora, si sarebbero smaltiti in modo illecito ingenti quantitativi di rifiuti (tra cui fanghi prodotti dal trattamento delle acque reflue urbane, rifiuti derivanti dalla pulizia delle acque di scarico, fanghi delle fosse settiche), per più di duemila tonnellate, nell’arco di circa un anno, conferiti nello stesso depuratore di fanghi, per una asserita attività di trattamento che si sospetta in realtà non sia mai stata eseguita.

Inoltre, si sarebbero richiesti ad alcuni dei Comuni, con la successiva liquidazione, gli oneri per le operazioni di manutenzione degli impianti, prestazioni che invece avrebbero dovuto essere a carico della società.

Condotte, queste, che secondo gli investigatori, avrebbero inoltre avuto come conseguenza il malfunzionamento di numerosi depuratori comunali che in dieci casi hanno comportato lo sversamento illecito dei liquami non trattati sia nei terreni circostanti che direttamente in mare, con una evidente compromissione delle matrici ambientali.

E nel corso delle indagini ne sono stati sequestrati quattro di depuratori dislocati in varie località della Calabria ed è stato effettuato l’accesso presso 24 comuni ricadenti nelle cinque province, da cui sono emersi diversi casi di presunta frode ai danni della pubblica amministrazione con il concorso dei funzionari pubblici oggi indagati.

Determinanti sono stati, a riscontro dell’attività investigativa, le attività tecniche di monitoraggio dei siti grazie ai quali è stato ricostruito il modo di operare.

Un dato importante è emerso anche dai monitoraggi periodici effettuati da Legambiente sulla qualità del mare (QUI), dei laghi e delle coste, che hanno confermato un quadro definito allarmante della situazione che caratterizza la qualità delle acque nei pressi dei siti di depurazione attenzionati.

GLI INDAGATI

I ventuno indagati sono: Davide Bartucca (cl. ’83); Giuseppe Bongarzone (cl. ’88); Giuseppe Dardano (cl. ’68); Ernesto Lento (cl. ’62); Giuseppe Minieri (cl. ’89); Mario Minieri (cl. ’62); Saverio Minieri (cl. ’91); Daniele Nisticò (cl. ’95); Vincenzo Papalia (cl. ’81); Giovanni Passafaro (cl. ’91); Giuseppe Passafaro (cl. ’68); Raffaele Passafaro (cl. ’01); Francesco Pungitore (cl. ’76); Domenico Rosariano (cl. ’85); Gioacchino Rutigliano (cl. ’85); Ilario Serianni (cl. ’87); Andrea Talarico (cl. ’89); Vincenzo Talarico (cl. ’64); Francesco Trapasso (cl. ’92); Giuseppe Donatello Valentino (cl. 74); Antonietta Vescio Campisano (cl. ‘78).

L’OPERAZIONE

Il blitz, eseguito nelle province di Catanzaro, Cosenza e Vibo Valentia, è stato condotto dai militari del Nucleo Operativo Centrale e Cooperazione Internazionale del Comando Carabinieri per la Tutela Ambientale e la Sicurezza Energetica, del Nucleo Operativo Ecologico di Catanzaro e del Gruppo Carabinieri Forestali di Catanzaro, supportati in fase esecutiva da militari dei Comandi Provinciali Carabinieri di Catanzaro, Cosenza e Vibo, nonché dall’8° Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia.