‘Ndrangheta in Lombardia, sigilli ai beni del “mastro generale” del clan milanese
Beni del valore di circa mezzo milione di euro sono stati sequestrati stamani a Pasquale Zappia, 84enne originario del reggino, di Platì per l’esattezza, ritenuto uno dei capi della ‘ndrangheta calabrese.
La misura - propedeutica alla confisca - è scattata per vari terreni che si trovano nel comune di Buccinasco, nel milanese, e risultati di proprietà dello stesso Zappia, ed è stata eseguita, su delega della Direzione Distrettuale Antimafia della Procura del capoluogo meneghino, dai carabinieri del Comando provinciale di Pavia.
Su Zappia erano stati avviati degli accertamenti patrimoniali, a seguito di una interdittiva antimafia emessa a suo carico dalla Prefettura di Milano, dai quali sarebbe emersa una sproporzione tra i redditi dichiarati dallo stesso negli anni e i beni posseduti. Per gli inquirenti sarebbero stati il frutto dell’investimento dei guadagni ottenuti dalla commissione di reati.
L’84enne, nel 2009, era stato nominato “mastro generale”, ovvero l’affiliato che sarebbe stato incaricato di aiutare la ricostruzione della ‘ndrangheta in Lombardia, e nel Milanese in particolare: un incarico che sarebbe stato scoperto nel corso di una importante operazione, “Il Crimine” (QUI), che nell’anno successivo, era l’estate del 2010, decapitò la cupola della criminalità calabrese (QUI).
Gli inquirenti, all’epoca, filmarono infatti una quarantina di summit tra i vertici mafiosi, l’ultimo svolto provocatoriamente in un circolo di Paderno Dugnano intitolato nientemeno che alla memoria dei giudici Falcone e Borsellino: fu proprio qui che Zappia venne investito del nuovo ruolo.
Le indagini partirono allora dall’omicidio di Carmelo Novella, detto compare Nuzzo, ucciso il 14 luglio del 2008 in un bar di San Vittore Olona perché non voleva più sottostare al controllo della cupola.
Nel 2011 l’84enne è stato poi condannato nell’ambito del maxiprocesso Infinito (QUI), procedimento che portò alla sbarra proprio la presunta cupola di ‘ndrangheta che si era infiltrata nel tessuto imprenditoriale e istituzionale del Milanese.