Per la Dda è imprenditore della ‘ndrangheta milanese, sequestrati beni per 9,5 milioni
Ammonta a circa nove milioni e mezzo di euro il valore complessivo dei beni che ieri la Procura di Milano ha fatto sequestrare, dai carabinieri della Sezione di Polizia Giudiziaria, a Mario Ponzoni, 58enne imprenditore di Rescaldina, popoloso centro che dista oltre una ventina di chilometri dal capoluogo lombardo.
I sigilli hanno interessato 96 immobili a Legnano, Parabiago, Busto Arsizio, Lonate Pozzolo, Castellaneta, San Giorgio su Legnano, San Giuliano Milanese, Pero, Turate, Oggiono, Cassano Magnago, oltre a due autovetture e altri valori mobili.
Ponzoni, ritenuto vicino agli ambienti della ‘ndrangheta di Legnano e Lonate Pozzolo, è finito in una inchiesta della Dda - condotta da sostituti Alessandra Cerreti e Silvia Bonardi - che ha smantellato un gruppo che acquisiva aziende in difficoltà economiche e che dopo averle svuotate venivano fatte fallire; la presunta organizzazione, durante il periodo del Covid, avrebbe anche chiesto ed ottenuto prestiti con la garanzia assicurata dallo Stato.
Secondo gli inquirenti l’imprenditore avrebbe avuto un ruolo di vertice nell’associazione a delinquere, composta da 33 persone, intrattenendo rapporti con soggetti condannati per associazione per delinquere di stampo ‘ndranghetistico. Il processo nei confronti degli altri appartenenti al gruppo è ancora in corso a Busto Arsizio.
La Procura milanese ha incarico i Carabinieri della squadra misura di prevenzione, di eseguire dei controlli sul 58enne e sui suoi familiari, partendo da procedimenti che risalgono al 2007.
Da qui si è arrivati a delineare sul suo conto un profilo di pericolosità sociale ritenuto ancora attuale, ricostruendo il suo ruolo di amministratore di fatto di un complesso reticolo di società intestate a prestanome, che si ipotizza siano state utilizzate per accumulare e schermare l’ingente patrimonio immobiliare che l’imprenditore avrebbe accumulato reinvestendo i capitali ottenuti illecitamente.
Contestualmente ai sequestri sono stati anche cautelati oltre 265 mila euro che erano nei conti correnti intestati ai presunti prestanome e alle società colpite dal provvedimento del Tribunale. A Ponzoni è stata infine notificata la sorveglianza speciale per 4 anni.