Nel nome di Lea Garofalo premiati quindici “testimoni” del “fresco profumo di libertà”
Si è conclusa la terza edizione del Premio Nazionale Lea Garofalo, a Cittanova, nel reggino, dove gli studenti del Polo Liceale “Guerrisi-Gerace” sono stati parte attiva delle “Quattro Giornate” dedicate interamente alla fimmina calabrese massacrata a Milano il 24 novembre 2009.
Dopo 15 anni dall’orrendo omicidio di ‘ndrangheta, è ancora viva la memoria per una Donna che ha dimostrato che è possibile contrastare e sconfiggere le “schifose organizzazioni criminali”, come quella calabrese.
Sono stati giorni intensi, quelli del premio, che hanno registrato la presenza di diversi “Testimoni”, in cui tante storie sono state approfondite grazie all'impegno dei ragazzi e di tutti i soci dell'associazione Dioghenes, che per questo ci ha tenuto a ringraziare tutte le persone che hanno contribuito alla riuscita della manifestazione, tra cui la madrina del premio Angela Napoli e la sorella di Lea, Marisa Garofalo.
Su un territorio difficile non è mancato l'apporto dell'istituzione scolastica rappresentata dalla dirigente Clelia Bruzzì, dall'amministrazione comunale di Cittanova e dalla Scuola di Recitazione della Calabria.
Importante la presente dell'Arma dei Carabinieri, rappresentata dal Generale di Corpo d'Armata Andrea Rispoli, che ha offerto la possibilità agli studenti di potersi confrontare su tematiche fondamentali per il nostro Paese.
Così come una presenza costante, per tutte le giornate, è stata quella della Dirigente del Commissariato di Polizia di Stato di Cittanova e dei rappresentanti dei Corpi della Guardia di Finanza e della Guardia Costiera.
I Testimoni che hanno rinnovato la memoria di Lea sono stati Simona Dalla Chiesa, Stefano Mormile, Vincenzo Chindamo, Giuseppe Tarantino, Patrizia Rodi Morabito, Giovanni Impastato, Maurizio Caprino, Don Fortunato Di Noto, Nicoletta Polifroni, Marisa Manzini, Filippo Giovinazzo, Nino Melito Petrosino, Armando D'Alterio, Sonia Alfano e Andrea Rispoli.
Gli studenti hanno avuto anche l'occasione di ascoltare le parole del sostituto procuratore presso la Procura Nazionale Antimafia Nino Di Matteo, che ha invitato i giovani a continuare a resistere e a lottare per ricominciare a sentire il “fresco profumo di libertà”.
Alla fine degli eventi è stato estratto il biglietto vincente della lotteria organizzata per l’occasione: l’opera donata dal maestro Luciano Tigani è stata vinta da Stefania Violi con il numero 1327. L'estrazione si è svolta pubblicamente nell'aula magna del liceo “Guerrisi-Gerace”.
I PREMIATI E LE MOTIVAZIONI
Giovanni Impastato. Fratello minore di Peppino, attivista ucciso da Cosa nostra il 9 maggio del 1978. Ha raccolto la sua eredità portando avanti la Lotta contro il sistema mafioso. È tra i fondatori di Casa Memoria Felicia e Peppino Impastato, impegnata nella sensibilizzazione e nel contrasto alla criminalità organizzata. La sua voce accorata e sincera racconta il conflitto di chi ha vissuto la mafia e l’Antimafia all’interno delle mura domestiche, e la successiva battaglia nel nome della Legalità e della Verità.
Simona Dalla Chiesa. Figlia del generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, già Prefetto di Palermo, abbandonato dallo Stato e ucciso da Cosa nostra il 3 settembre 1982. Ha occupato ruoli importanti nelle Istituzioni: consigliera regionale in Calabria dal 1985 al 1990. Ha rappresentato il nostro Paese nel Parlamento italiano dal 1992 al 1996. Ha da sempre profuso nelle scuole italiane il suo impegno contro la ‘ndrangheta e le altre mafie, per la diffusione della Cultura della Legalità.
Stefano Mormile. Funzionario della Pubblica Amministrazione in quiescenza. Fratello dell’operatore carcerario Umberto, prima vittima rivendicata dalla Falange Armata. Stefano ha dedicato la propria vita per ricordare il sacrificio del fratello e trovare elementi probatori in merito ai tanti filoni giudiziari. È stato tra i fondatori della Associazione Familiari Vittime della Falange Armata.
Vincenzo Chindamo. Docente, fratello di Maria Chindamo, l’imprenditrice calabrese uccisa brutalmente dalla schifosa ‘ndrangheta. Ha sempre combattuto sul fronte giudiziario per invocare Giustizia. Attivo nella società civile per mantenere vivo il ricordo della sorella e di tutte le “donne coraggio” uccise in nome della libertà.
Giuseppe Tarantino. Già segretario regionale della FIOM Molise. Ha tutelato con la sua azione sindacale i Lavoratori in difficoltà, senza temere ripercussioni e senza farsi ostacolare dalle pressioni dei padroni. La Lotta per i Diritti è un chiaro segno di Resistenza attiva in un mondo, soprattutto quello del Lavoro, in cui il più forte cerca sempre di sopraffare il più debole. In una terra bellissima ma sfortunata, per la presenza di una classe dirigente inadeguata, ha saputo tener fede al suo impegno. Tenendo alta la bandiera della Dignità, dell’Onestà e della Passione politica.
Patrizia Rodi Morabito. Simbolo della Calabria che non molla, che non cede alle intimidazioni mafiose, allo sporco ricatto di una criminalità sempre più strisciante e aggressiva. Imprenditrice agricola di Rosarno, riceve da tempo intimidazioni e pressioni per la cessione dei suoi terreni e la sua attività imprenditoriale. Ma Lei continua a resistere, chiedendo aiuto alle Istituzioni e alla Chiesa. Come Lea, Patrizia è una donna che pone gli ideali di Libertà e Onestà innanzi anche alla propria vita, seriamente messa a repentaglio dall’azione di criminali senza scrupoli, che da troppi decenni opprimono i nostri imprenditori onesti e laboriosi.
Maurizio Caprino. Giornalista del Sole24Ore. Si è sempre distinto per la sua attività giornalistica. Da anni si occupa di inchieste sugli appalti nei lavori pubblici, soprattutto sulla rete autostradale. Molte riguardano un tema fondamentale come quello della sicurezza stradale. Nato a Messina nel 1968, giornalista professionista dal 1995 e già redattore di Quattroruote, nonché collaboratore in molte trasmissioni televisive e radiofoniche.
Don Fortunato Di Noto. Sacerdote siciliano, fondatore e Presidente dell’Associazione Meter Onlus. Pioniere nella lotta contro la pedofilia e la pedopornografia. Perseguitato, isolato, attaccato per tanti anni da coloro che considerano i pedo-crimini qualcosa di irrilevante. Quotidianamente affronta "l’inferno della pedofilia per tentare di salvare qualche bambino dalle grinfie bastarde delle violenze", come ha scritto don Marco Pozza. Meter documenta e denuncia abusi raccapriccianti di ogni tipo, anche contro i neonati. Un impegno coraggioso e straordinario che raccontiamo su WordNews.it.
Nicoletta Polifroni. Vittima di mafia. Figlia di Antonino, imprenditore della Piana di Gioia Tauro che si è opposto al pagamento del pizzo, pagando con la vita la sua coraggiosa scelta. Nicoletta Polifroni ha saputo trasformare la tragedia in opportunità di riscatto e azione positiva a favore dello Stato e delle Istituzioni. Giovanissimo magistrato che ha fatto della Legge il suo mestiere e della Lotta per un mondo migliore il suo faro di vita, pur partendo da condizioni di svantaggio. Ha trovato dentro il dolore della perdita, la forza per splendere e rendere Giustizia a chiunque la chieda.
Marisa Manzini. PM in diversi processi contro la ‘ndrangheta, in particolare dove sono stati implicati i Mancuso, potente clan di Limbadi, e dai quali è stata persino minacciata in fase processuale. Ha fatto sempre molti interventi contro la ‘ndrangheta e per la Legalità in varie Scuole calabresi. Ha scritto libri contro la mafia calabrese e sulle donne di ‘ndrangheta, alcune delle quali conosciute personalmente per problemi giudiziari. Oggi ricopre il ruolo di sostituto Procuratore della Repubblica di Catanzaro.
LE MENZIONI SPECIALI
Nino Di Matteo. Magistrato sotto scorta dal 1993, gli anni che contraddistinguono l’azione militare, stragista e sanguinaria di Cosa nostra. Proprio dal 1992 la mafia siciliana ha iniziato la sua azione demolitrice nei confronti degli Uomini delle Istituzioni, con le stragi di Capaci, via d’Amelio sino ad arrivare a colpire il Continente: Roma, Firenze, Milano. Già sostituto procuratore a Caltanissetta e Palermo, dove si è occupato anche della Trattativa Stato Mafia. PM in processi a carico dell’ala militare di Cosa Nostra, si è occupato anche dei processi a Cuffaro, al deputato regionale Mercadante, al funzionario dei servizi segreti D’Antone, e alle “talpe” alla procura di Palermo. Già consigliere togato del CSM, oggi ricopre il ruolo di sostituto procuratore presso la Procura Nazionale Antimafia.
Filippo Giovinazzo. Sottufficiale in forza al Nucleo Regionale di Polizia Tributaria, mentre, libero dal servizio, si trovava all’interno della propria caserma, richiamato da raffiche di mitra esplosi in una vicina strada, portandosi immediatamente ove era stato portato a compimento un attentato mortale ai danni del Prefetto, Gen. Alberto Dalla Chiesa. Nella circostanza accortosi della presenza di Domenico Russo, agente di scorta gravemente ferito gli prestava soccorso e coadiuvava gli agenti di polizia, nel frattempo intervenuti, nel mantenere l’ordine pubblico sul luogo dell’attentato, così evidenziando spiccata iniziativa, lodevole senso del dovere, non comune capacità ed elevato spirito di umana solidarietà. Palermo, 3 settembre 1982.
Nino Melito Petrosino. Pronipote di Giuseppe Petrosino, detto Joe l’incorruttibile. Primo poliziotto italiano, emigrato negli Stati Uniti nel 1873, ad aver ottenuto il grado di Ufficiale dopo essere entrato nella Polizia di New York nel 1983. L’investigatore che sfidò la “Mano Nera”, intuendo i collegamenti tra la mafia americana e quella siciliana. Venne ucciso da Cosa nostra 12 marzo del 1909 a Palermo. Nino Petrosino ha continuato a tenere accesi i riflettori sul coraggioso poliziotto. Da anni gestisce la Casa Museo “Joe Petrosino” a Padula (Sa) e continua a diffondere la storia di “zio Joe” tra le giovani generazioni.
Armando D’Alterio. Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Potenza. Da PM “tenace” del caso Siani, il giovane cronista precario del Mattino di Napoli ammazzato dalla Camorra il 23 settembre del 1985. Già Procuratore capo della DDA di Campobasso, dove ha dimostrato il suo costante e indiscutibile impegno professionale. Grazie alla sua costante azione sono stati condannati all’ergastolo gli assassini calabresi di Lea Garofalo, la fimmina massacrata a Milano il 24 novembre del 2009.
Andrea Rispoli. Generale di Corpo d’Armata. Comandante Unità Forestali, Ambientali e Agroalimentari Carabinieri. Uomo delle Istituzioni impegnato nella tutela ambientale, al contrasto alle ecomafie e nella gestione sostenibile delle risorse. Da oltre quarant’anni nell’Arma dei Carabinieri, ha rivestito ruoli di Comando nel territorio nazionale: comando interregionale carabinieri “Odagen” a Napoli, legione carabinieri della Calabria e Lazio, comando carabinieri Affari Esteri, Capo Ufficio Generale Affari Giuridici Affari Maggiore e Difesa.