Pantaleone Mancuso torna libero, al boss riconosciuta la buona condotta
“L’Ingegnere”, al secolo Pantaleone Mancuso, torna in libertà. Il Tribunale di sorveglianza di Napoli ha valutato infatti la buona condotta del 64enne (che è difeso dall’avvocato Francesco Capria), ritenuto a capo della omonima e potente famiglia di ‘ndrangheta di Limbadi, nel Vibonese, dichiarando la cessazione della sua pericolosità sociale: al momento era recluso in una casa-lavoro di Aversa.
Nel 2014, Mancuso, detto anche “Zio Luni”, era stato arrestato a Puertu Iguazù (QUI), al confine tra Brasile e Argentina, e poi estradato in Italia (QUI).
Nel 2017 era però scomparso ancora una volta, ma fu rintracciato e catturato nelle campagne di Joppolo, nel vibonese (QUI). Rimesso in liberà e sottoposto alla sorveglianza speciale, nonostante la misura a suo carico se ne era andato a Roma.
Irreperibile dall’ottobre del 2018, era stato rintracciato e catturato proprio nella Capitale (QUI): al momento del blitz della Polizia si trovava in una sala bingo e controllato aveva inutilmente fornito delle false generalità agli agenti che lo avevano fermato.
Attualmente è imputato davanti al Tribunale di Vibo Valentia per narcotraffico e dinanzi alla Corte d'Appello di Catanzaro per tentato duplice omicidio.