Cgil Piana di Gioia Tauro sulla guerra del pane
Riceviamo e pubblichiamo il comunicato del Segretario Generale Cgil Piana di Gioia Tauro Antonino Calogero
Oggi,nonostante abbiamo cercato in tutti i modi di capire il senso della scelta di non produrre il pane, non siamo riusciti a comprendere verso chi è diretta la “serrata”.Vogliamo sperare che il fine ultimo non sia ,davvero , quello di colpire gli abitanti della Piana; cittadini economicamente deboli, già vittime della crisi, della disoccupazione del caro vita e, non ultimo, dell’aumento del pane. Nei giorni scorsi ,avevamo già detto che la scelta improvvisa di effettuare il rincaro del pane, in un periodo di crisi così pesante, era sbagliata per le sue ricadute sia sotto il profilo sociale perché colpisce appunto i più deboli e pure sotto il profilo economico perché fa aumentare l’inflazione. Pensiamo che non sia accettabile ,se pur le leggi lo consentano, che il libero mercato possa continuare ad essere inteso senza , almeno, l’uso del buon senso a regolarlo. Non è accettabile, infatti, che la scelta di “cartello” di un gruppetto di panificatori possa causare a macchia d’olio l’aumento del pane su tutto i territorio pianigiano. E’ addirittura, come già detto, incomprensibile che a fronte della legittima protesta dei cittadini si risponda con una giornata di mancata produzione del pane che rischia di apparire un serrata. Quella che si è determinato è davvero un braccio di ferro preoccupante, una guerra tra poveri che rischia solo di far aumentare il disagio e la tensione in un territorio che sta vivendo una crisi drammatica, non solo perché rischia di tramontare il miracolo Porto, ma perché è uno dei punti di maggiore caduta di un Paese che sta abbandonando a se stesso il Sud. Come Cgil, pensiamo che la recente “guerra del pane”( così è stata definita dai giornali ) rappresenta uno dei momenti peggiore di disgregazione della società sul territorio. Panificatori e consumatori vivono sullo stesso piano la crisi perché entrambi sono vittime dello stesso sistema. Gli uni pagano il prezzo degli aumenti delle materie prime e della presenza di molti abusivi che “drogano” il mercato; gli altri subiscono la scelta riflessa dell’aumento del Pane ed il rischio che il prodotto consumato sia di pessima qualità e senza alcuna sicurezza alimentare. Questo aspro momento di confronto e discussione non può determinare solo disagio ma deve essere colto da tutti, con responsabilità, come un momento positivo di rilancio di un settore come la panificazione nella giusta direzione di non far ricadere sui cittadini costi aggiuntivi e per migliorare la qualità. In questa direzione è giusta la scelta del Comune di Rosarno che ha cercato di mettere insieme gli interessi dei cittadini consumatori, dei panificatori e dell’economia del territorio, proponendo l’istituzione di marchi di qualità, attraverso iniziative di autogoverno per garantire controllo e sicurezza; sarebbe, inoltre,opportuno puntare sulla tracciabilità delle materie prime e sul rispetto di protocolli e manuali di produzione. E’ utile , perciò, che tutto questo non rimanga contenuto solo in una buona dichiarazione di intenti , ma che diventi realtà ; questo si può ottenere utilizzando tutti gli strumenti che in materia di leggi e di aiuti comunitari sulla qualità sono disponibili. Al fine di avviare un percorso che possa produrre presto risultati la Provincia potrà farsi promotrice dell’istituzione di un tavolo, con gli assessorati delle attività produttive della programmazione,che abbia il compito di riunire i soggetti interessanti (Organizzazioni Sindacali, Organizzazioni di Categoria e Comuni) per risolvere e dare una prospettiva al problema. E’ stata per questo già inviata una lettera al Presidente Raffa e per conoscenza alla prefettura.
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