Arrestato ex consigliere comunale per imprenditore ucciso a Lamezia

Catanzaro Cronaca

"Antonio Perri è stato ucciso perché è stato coinvolto in uno scontro per la supremazia sul territorio lametino fra organizzazioni 'ndranghetistiche e non si è rivolto alle istituzioni deputate a tutelarlo. Perri è stato ucciso per essere passato nel pagamento del pizzo dal sottostare al giogo del clan Torcasio sotto la tutela dei gruppi criminali, in via di acquisizione del dominio sul territorio, che ha scelto come garanti della sua sicurezza. Una scelta che i Torcasio hanno punito, anche e soprattutto per dare un segnale chiaro a tutti gli altri operatori commerciali della perdurante vitalità del clan". E' racchiusa in queste parole del procuratore aggiunto di Catanzaro, Giuseppe Borrelli, la sintesi di quanto emerso nell'ambito delle indagini della Squadra mobile del capoluogo calabrese che, dopo otto anni, hanno gettato nuova luce sull'omicidio dell'imprenditore lamentino Antonio Perri, ucciso all'interno del centro commerciale "Atlantico", di sua proprieta' - assieme ad una catena di supermercati nel circondario lametino e del centro commerciale "Due Mari" -, il 10 marzo del 2003.

Un omicidio per il quale, stamattina, in esecuzione di un'ordinanza cautelare emessa dal giudice per le indagini preliminari distrettuale Tiziana Macri', su richiesta del sostituto procuratore della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro Elio Romano e del procuratore aggiunto Borrelli, è finito in carcere Giovanni Governa, 54 anni, di Lamezia Terme, ex consigliere comunale in carica nel 1991, anno in cui l'amministrazione lametina fu sciolta per mafia. Per quel delitto negli anni scorsi e' gia' stato riconosciuto colpevole, quale esecutore materiale, il 29enne reggino Nicola Paciullo, per il quale lo scorso 30 settembre la Corte d'assise d'appello di Catanzaro ha confermato una condanna a 30 anni di reclusione gia' inflitta in primo grado, il 17 ottobre del 2008, al termine del giudizio abbreviato che ha evitato all'uomo l'ergastolo. Governa e' accusato di concorso morale e materiale nell'omicidio, insieme a Paciullo e ad altri soggetti, nonche' di ricettazione della pistola calibro 9x19 con cui Perri fu ucciso, che lui stesso avrebbe fornito al killer per poi nasconderla in un terreno di sua proprieta' in localita' Marzomiglio, e di una serie di estorsioni a diversi imprenditori, tra cui quella avvenuta ai danni dei figli dello stesso Perri dopo la morte del padre.

Tutte accuse derivanti dalle dichiarazioni che lo stesso Governa ha fatto, durante il breve periodo in cui ha collaborato con la giustizia, dal giugno al settembre 2010, prima di decidere di interrompere la sua cooperazione. Governa, nel corso del tempo, e' stato legato a diverse cosche del lamentino, come lui stesso ha spiegato dicendo "all'inizio ho fatto parte del gruppo Giampa'-Cerra-Torcasio, che in quel periodo era una cosa sola. Nel 1995 vi furono dei problemi, in quanto sorsero dei contrasti all'interno della cosca. Io seguii nella scissione il gruppo Cerra-Torcasio, per conto dei quali mantenni le stesse mansioni di chiusura delle estorsioni". Di recente, invece, secondo gli investigatori il legame di Governa sarebbe con la famiglia Iannazzo che, insieme ai Giampa', rappresenta la realta' criminale dominante nel panorama lametino, insanguinato nell'ultimo mese da tre omicidi tutti ai danni di presunti affiliati ai Torcasio.

Dopo aver dato la propria precisa collocazione nel gruppo dei Torcasio, Governa ha spiegato agli inquirenti che l'omicidio dell'imprenditore fu deciso per dare un messaggio inequivocabile a tutti i commercianti che pensavano di passare sotto "l'ala protettrice della famiglia Iannazzo", magari spostando le proprie attivita' ai "Due Mari", a Maida, una zona non controllata dai Torcasio. Ed infatti dopo il delitto del 10 marzo inizio' una strategia del terrore, con continue telefonate minatorie ad una lunga serie di imprenditori e commercianti, che Governa in persona avrebbe effettuato, da cabine telefoniche di Falerna e Nocera. Una lunga lista di accuse gravi e precise, rispetto alle quali adesso l'indagato potra' fornire la propria versione nel corso dell'intrerrogatorio di garanzia che si terra' davanti al gip Macri', che ne ha firmato l'ordine di custodia eseguito stamane dai poliziotti non senza difficolta', dal momento che Governa li ha accolti nella sua casa in una traversa di via dei Bizantini, a Lamezia, con pesanti insulti e minacce, scalciando e tentando di colpirli a pugni.