Omicidio Duro: donna condannata si avvale della facoltà di non rispondere
Si è avvalsa della facoltà di non rispondere Ornella Bevilacqua, 38 anni, catanzarese di etnia rom, sottoposta a custodia in carcere a seguito della condanna a trenta anni di reclusione subita tre giorni fa nell'ambito del processo per l'omicidio di Nicola Duro, idraulico incensurato di 26 anni, ucciso a Catanzaro il 17 giugno 2010, davanti un bar di viale Isonzo, nella zona sud del capoluogo.
Sabato scorso Bevilacqua, poco dopo la lettura della sentenza, è stata condotta in cella dagli uomini della Squadra mobile di Catanzaro, che hanno così eseguito un provvedimento emesso dal giudice per le indagini preliminari su richiesta del sostituto procuratore Simona Rossi - la quale ha coordinato l'inchiesta sull'omicidio Duro -, in base ad un asserito pericolo di fuga dell'imputata, nonchè di reiterazione del reato. E proprio in relazione a quell'ordinanza cautelare la Bevilacqua è comparsa davanti al gip, oggi, dove però ha scelto il silenzio senza voler fare alcuna dichiarazione. Contro il provvedimento i difensori della 38enne, gli avvocati Antonio Ludovico e Salvatore Staiano, presenteranno al Tribunale del riesame un ricorso che potrebbe essere discusso la settimana prossima. Ornella Bevilacqua era l'unica dei cinque maggiorenni imputati per l'omicidio Duro ancora in libertà.
Assieme alla donna il giudice dell'udienza preliminare, al termine dei giudizi abbreviati, ha condannato a trenta anni di reclusione anche il marito, Donato Passalacqua, 41 anni, ritenuto uno dei capi carismatici degli zingari di viale Isonzo, a Catanzaro, accusato di essere con la moglie il mandante dell'omicidio Duro, ed il loro figlio, Antonio Passalacqua, di 19 anni, che avrebbe materialmente sparato a Duro. Sedici anni sono stati inflitti invece a Samuele Pezzano, 21 anni, che secondo l'accusa avrebbe accompagnato con l'auto e poi atteso il killer sul luogo in cui Duro e' stato ucciso, e Domenico Romagnino, che assieme al minorenne M. P., avrebbe attirato la vittima sul luogo dell'agguato su precisa richiesta di Donato Passalacqua.
Il minorenne era stato già giudicato e condannato a 12 anni di reclusione in primo grado il 9 febbraio 2011, poi ridotti a 10 anni in appello il 26 settembre scorso. Nicola Duro, secondo la pubblica accusa, è stato ucciso per una vendetta trasversale, ideata dalla famiglia rom di Catanzaro dei Passalacqua per lavare l'onta di una relazione extraconiugale della figlia, rimasta incinta di un minorenne con il quale avrebbe avuto una storia nonostante fosse sposata con un altro. I suoi parenti - cioè i familiari di Donato Passalacqua, padre della ragazzina rom rimasta incinta dopo la relazione extraconiugale -, sempre stando all'ipotesi degli inquirenti, avrebbero deciso di vendicarsi colpendo a morte il fidanzato di una zia del ragazzino padre del figlio illegittimo, anche lei incinta e prossima al matrimonio, e cioè proprio Nicola Duro.