Inaugurazione Anno Giudiziario. Finocchiaro: “basta con le vendette”
"La magistratura italiana è stanca di sentire dire, con inusitato clamore mediatico, che i magistrati, indistintamente, sono in perenne stato di scontro e di contrapposizione con il mondo della politica e che, addirittura, esisterebbe un vero e proprio disegno “eversivo” in tal senso. Ciò è assolutamente inaccettabile così come inaccettabile è che la magistratura sia additata come il problema, ovvero come l'unico problema della inefficienza della giustizia". È questo uno dei passi della relazione del Presidente della Corte d'appello di Reggio Calabria, Bruno Finocchiaro, svolta in apertura della cerimonia per l'inaugurazione dell'anno giudiziario. L'alto magistrato - si legge in una nota dell'Agi -parlando di frattura tra le istituzioni ha auspicato che è indispensabile che "si cambi repentinamente mentalità, si chiuda l'era delle “vendette incrociate” tra magistratura e politica e si addivenga, in tempi brevi, ad un serio confronto costruttivo tra gli operatori della giustizia, i magistrati e i soggetti istituzionalmente competenti (Governo e Parlamento) affinché tutti assieme, ciascuno nel rispetto del proprio ruolo costituzionale, si possa pervenire ad una piattaforma condivisa".
Il presidente Finocchiaro, ha ripreso alcuni passi di recenti intenti pubblici del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano sottolineando che senza collaborazione e dialogo "non possono recuperarsi né l'efficienza né, insieme, quel limpido e razionale funzionamento del sistema al quale occorre misurare con rigore, serenità e senso del dovere". Per questo - ha rilevato il dott. Finocchiaro - "ritengo di poter affermare che in Italia non esiste un problema magistratura, esiste un problema giustizia che, nella sua interezza, va affrontato e risolto congiuntamente sia dalla magistratura che dal potere politico".
h 12:19| "Devono considerarsi assolutamente significativi i risultati conseguiti dalle Procure se si tiene conto che il numero dei procedimenti scritti nell'anno in esame per il reato di associazione per delinquere di stampo mafioso è aumentato del 21%". Lo ha detto il presidente della Corte d'Appello di Reggio Calabria, Bruno Finocchiaro. Nel citare il dato, Finocchiaro ha anche fatto una comparazione tra la densità mafiosa del Reggino (27%) e quella della Campania (21%), della Puglia (2%) e della Sicilia (10%). Nella relazione vi è anche la gestione dei beni sequestrati il cui valore è di un miliardo e 400 milioni di euro. "Contro la mafia - è sempre la relazione del dott. Finocchiaro - gli organi requirenti reggini hanno cominciato ad adottare strategie sempre più diversificate volte all'individuazione ed eliminazione anche della cosiddetta zona grigia costituita da esponenti della politica, delle istituzioni e dell'imprenditoria alla cui attività e collaborazione le varie cosche mafiose sono riuscite spesso ad avere impunità e ad inserirsi gradualmente nei gangli vitali della società civile".
Un passaggio della relazione di Finocchiaro è stato riservato a quanti hanno chiesto di collaborare con la giustizia. "Varie persone - ha detto citando il procuratore capo Giuseppe Pignatone - tutte appartenenti alle cosche di questa provincia, hanno chiesto di collaborare con le autorità dello Stato". Un fenomeno che ha registrato le cifre più rilevanti, con episodi che riguardano anche donne, tra i mesi di settembre e ottobre del 2010. "Circostanza - ritenuta da Finocchiaro - quasi inimmaginabile all'interno della 'ndrangheta, caratterizzata per sua natura, da una componente sostanzialmente familiare, da una serie di rituali, di tradizioni e da una forte e ben strutturata presenza sul territorio". Ma il percorso di tali collaboratori - ha specificato il Presidente della Corte d'appello reggina - "e l'accertamento della loro credibilità, tuttavia, si presenta particolarmente arduo e difficoltoso che, di certo, non aiuta a prendere le distanze e ad affrancarsi da quel codice 'etico' che regolamenta, in maniera, assolutamente rigida, la vita delle varie famiglie di 'ndrangheta".