Giovane ucciso a Lamezia, chiesti tre ergastoli

Catanzaro Cronaca

Tre condanne all'ergastolo sono state chieste oggi dalla pubblica accusa nei confronti di Aurelio e Aldo Notarianni, di 46 e 44 anni, e Domenico Giampà, 29 anni, tutti di Lamezia Terme, imputati per l'omicidio pluriaggravato di Roberto Amendola, il giovane di 23 anni ucciso il 13 novembre del 2008 a Lamezia Terme, il cui corpo venne trovato bruciato all'interno di un'auto data alle fiamme.

Davanti alla Corte d'assise di Catanzaro presieduta dal giudice Giuseppe Neri hanno poi preso la parola i difensori di parte civile, gli avvocati Angelo Bonifiglio e Barbara Friuli (del Foro di Messina) che rappresentano i familiari della vittima, ed in seguito l'avvocato Saverio Loiero, difensore di Giampa', che ha insistito per ottenere l'assoluzione del proprio assistito. Il processo è stato infine rinviato alle date del 19 e 21 giugno per le arringhe degli altri difensori degli imputati, gli avvocati Tiziana D'Agosto, Salvatore Staiano, Francesco Gambardella, e Giuseppe Spinelli, e la sentenza. I due Notarianni e Giampà rispondono di un delitto atroce, dal momento che contro la giovane vittima, la sera di quel 13 novembre, furono sparati due colpi di pistola che lo raggiunsero alla testa ma senza ucciderlo tanto che, secondo le accuse, egli sarebbe stato ancora in vita quando i suoi killer gli diedero fuoco all'interno di una Lancia Y. Non a caso le aggravanti della premeditazione, della crudeltà e delle sevizie compaiono nel capo d'accusa di omicidio volontario contestato ai tre imputati, che finirono in manette circa nove mesi dopo il delitto, a seguito delle indagini dei carabinieri che giunsero a loro soprattutto grazie ad alcune intercettazioni effettuate nell'auto di Amendola, il quale era a sua volta sotto controllo per via del suo ipotizzato coinvolgimento in una serie di rapine.

L'omicidio di Amendola, secondo la tesi degli inquirenti, sarebbe stata la risposta della sua ambizione di entrare da "autonomo" nel racket delle estorsioni, motivo per cui il giovane aveva deciso di munirsi di una pistola, chiedendo proprio agli imputati di aiutarlo a trovarla.