‘Ndrangheta: tentata estorsione, arrestato ufficiale Carabinieri
Il tenente colonnello Enrico Maria Grazioli, attualmente in servizio all'Europol di Roma, all'epoca dei fatti contestati in servizio al comando provinciale di Catanzaro, è stato arrestato su ordine del Gip del Tribunale della città calabrese, con l'accusa di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Grazioli, insieme a Nicola Arena, 48 anni, nipote omonimo di Nicola Arena di 75, ritenuto il boss dell'omonimo clan della 'ndrangheta operante nel crotonese, si sarebbe adoperato per risolvere il problema di un imprenditore, amico dell'ufficiale, che non riusciva a recuperare un credito. Nicola Arena, componente della società che ha realizzato il parco eolico di Isola Capo Rizzuto, sequestrato pochi giorni fa in un'operazione antimafia, è stato sottoposto al divieto di residenza in provincia di Crotone. Nell'inchiesta risultano indagati l' imprenditore Danilo Silipo, 51 anni, residente a Montepaone (in provincia di Catanzaro), aiutato dai due a recuperare il credito, e il commercialista crotonese Antonio Francesco Sulla, 44 anni.
Le indagini hanno portato oggi all'arresto dell'ufficiale dei carabinieri, così come disposto dal gip di Catanzaro Gabriella Reillo, su richiesta del procuratore aggiunto Giuseppe Borrelli e del pm Paolo Petrolo. Agli indagati è contestato il reato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso. Secondo le indagini, tra maggio e luglio 2009, quando ricopriva l'incarico di comandante del Roni del Comando provinciale di Catanzaro con il grado di maggiore, l'ufficiale avrebbe ricevuto da Silipo l'incarico di recuperare un credito di 40mila euro che lo stesso vantava da un imprenditore crotonese, G.L. Grazioli si sarebbe, quindi, rivolto ad Arena con il quale, e' emerso nelle indagini, aveva rapporti amicali nonostante fosse consapevole del suo "spessore criminale". Arena, insieme a Sulla, avrebbero avviato una serie di azioni per recuperare il credito, "anche avvalendosi della forza di intimidazione derivante dall'appartenenza di Arena all'omonima famiglia di 'ndrangheta".
h 19:05 | Tra l'ufficiale dei Carabinieri Enrico Maria Grazioli, finito oggi in carcere con l'accusa di tentata estorsione (l'aggravante delle modalità mafiose chiesta dalla Dda non è stata accolta dal Gip) e Nicola Arena, imparentato con la nota cosca di Isola Capo Rizzuto, c'erano rapporti molto stretti. Al punto che, nelle conversazioni intercettate nell'ambito delle indagini condotte dalla Dda di Catanzaro, i due usavano toni molto confidenziali. - lo scrive l'Agi - "Amico mio" era il modo in cui Grazioli avviava quasi sempre le telefonate con Arena. E questo nonostante l'ufficiale sapesse che il suo interlocutore era nipote di Nicola Arena, capo storico della cosca di Isola Capo Rizzuto. Anzi, secondo gli inquirenti, proprio il cognome Arena sarebbe stato utilizzato per "avvisare" l'imprenditore crotonese della necessità di pagare il debito di 40mila euro maturato nei confronti dell' imprenditore catanzarese Danilo Silipo, indagato nel procedimento. Grazioli nel chiedere ad Arena di convincere l' imprenditore L.G. A restituire il denaro a Danilo Silipo, diceva: "Questo qui deve soltanto essere preso per le orecchie e portato ad onorare quello che deve?". Ed ancora, dinnanzi ai continui rinvii: "Bisogna prenderlo e dirgli senti firma questo assegno per quello che è perché adesso hai rotto abbastanza i c?.". E per convincere l'imprenditore a pagare, sempre secondo l'inchiesta della Dda, Nicola Arena si sarebbe recato tre volte dal creditore, facendo pesare il suo ruolo. Al centro della vicenda, una fornitura di infissi che Silipo avrebbe fatto per la costruzione di alcune villette a Crotone da parte di L.G., poi finite sotto sequestro. Una fornitura di 180 mila euro, per la quale proprio Silipo vantava ancora un credito di 40mila euro.