Tommaso Orsimarsi, su anniversario tragica morte Eugenio Nigro

Cosenza Attualità

Sono passati cinque anni, dalla tragedia, che vide il paracadutista lappanese Eugenio Nigro, tornare per una breve licenza da Pisa, dove prestava servizio nel reparto Folgore, e rimanere vittima di un incendio che stava devastando, l’uliveto di famiglia. L’estate del 2007, era calda, forse la più calda degli ultimi anni,le squadre dei Vigili del fuoco, lavoravano strenuamente, in tutta la provincia, e quel sei Agosto anche sul fronte sud dell’ incendio di Lappano. Eugenio consapevole del pericolo ma animato da un coraggio non comune ,affrontò le fiamme,con sicurezza, come era abituato a fare con ogni problema che si pone davanti alla sua giovane esistenza. – Lo si legge in una nota dello scrittore Tommaso Orsimarsi - Improvvisamente però il vento cambia direzione , le fiamme impazziscono ,le lingue di fuoco si raddoppiano avvolgendo tutto in un attimo, lasciando al giovane forse il tempo di una sola invocazione a Santa Gemma Galgani , la santa cara al giovane da sempre . Il corpo del ventunenne ,verrà trovato completamente carbonizzato dei Vigili del Fuoco, appena distinguibile tra quei tizzoni ancora fumanti.

Per un calabrese vedere bruciare la propria terra, e molto più che un propagarsi di fiamme, è un essere ferito nell’intimo, e davanti a quella tragedia , tutti rimasero attoniti .Ai commoventi funerali che due giorni dopo sulla spianata di Santa Maria delle Grazie , il Vescovo di Cosenza concelebrò con il parroco di Lappano , erano presenti autorità locali e lo stesso capo della Protezione Civile Guido Bertolaso, a conforto dei genitori e della sorella di Eugenio e ancora, parenti, amici ,un picchetto di commilitoni, arrivati da Pisa, e tanti che quel giorno vollero testimoniare con la loro presenza , la vicinanza, ad una famiglia, un paese e una intera nazione ferita, come emerse dal rapporto delle forze dell’ordine da un ignoto piromane, che quel giorno uccise.

Per un giorno il nome del piccolo comune del cosentino diventò tragicamente conosciuto, insieme a quello del giovane Parà, battuto come era,da tutte le agenzie di stampa italiane ed estere. Era il 236° incendio del giorno in Italia, preceduto di pochi giorni da quel 23 di Luglio che vide il pilota della Protezione Civile ,Andrea Golfera , precipitare con il suo Canadair sul Gargano e i villeggianti di Peschici nel foggiano scampare alle fiamme via mare, mentre tutta la baia si susseguivano una dopo l’altra,esplosioni delle autovetture e dei Camper, e gli ombrelloni dei lidi si trasformarono in tante tetre fiaccole.

Peccato però che quelle tragedie pare non insegnino nulla, la terra di Calabria continua a bruciare, ettari ed ettari di vegetazione tra Pollino Sila, Serre, ed Aspromonte vanno in fumo, lasciando come testimoni sinistre, quelle odiose macchie nere di ceneri. Bruciano i monumentali pini Loricati, i boschi di querce, ed una sterminata fetta di macchia mediterranea. Rimangono impuniti invece gli ignoti delinquenti che dolosamente sotto chissà quale oscuro interesse innescano i roghi, come ignoto è ancora lo sciagurato che appiccò quel sei agosto 2007, l’incendio di Lappano uccidendo Eugenio. Fortunatamente tra tanti che propongono catasti di aree bruciate, ed altre soluzioni del dopo, il presidente del Parco del Pollino, Domenico Pappaterra, quello della coordinatrice di Feder Parchi e presidente del Parco della Sila Sonia Ferrari,che insieme a numerosissime associazioni propongono soluzioni che pare vadano verso una unica soluzione , non buttarsi croci addosso ma amare di più il territorio .Verso la medesima direzione l’iniziativa da me promossa nei giorni scorsi di visitare almeno una volta ,in questa estate la tanto traviata area del Pollino

Forse solo in questo modo si potrà onorare nel migliore dei modi la memoria del giovane Eugenio Nigro, e di conseguenza quella medaglia d’oro , alla memoria al valor civile che con D.P.R del 14 febbraio 2008, gli fu assegnata, a prova del suo eroico gesto di generosità.


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