I giovani della Parrocchia Sacro Cuore di Crotone in Terra Santa
“I miei piedi hanno camminato sulle strade di Gerusalemme”. E’ la frase che si legge sulle magliette dei ragazzi della Parrocchia Sacro Cuore, di ritorno dal loro pellegrinaggio in Terra Santa. Un pellegrinaggio ricco di emozioni, fatiche e tanti incontri. Le emozioni sono quelle che si provano entrando nella Basilica dell’Annunciazione a Nazaret, nella grotta della Natività di Betlemme e al Santo Sepolcro di Gerusalemme, i luoghi più importanti della fede cristiana, in cui Gesù si è incarnato, è nato, è morto ed è risorto. Luoghi sacri che non sono come te li aspetti. La Basilica della Natività appare quasi come una fortezza, con una piccola porta sulla facciata, i più alti per entrare devono abbassarsi. Qui è ancora vivo il ricordo dell’assedio del 2 aprile 2002, quando duecento combattenti palestinesi entrano con forza nella Basilica, per cercare rifugio dai soldati israeliani. Un assedio durato 39 giorni, nel quale è stato fondamentale il ruolo di mediazione dei frati francescani. Le fatiche del pellegrinaggio, invece, sono quelle della salita sul Monte Tabor, dove è avvenuta la Trasfigurazione di Gesù, e del cammino nel deserto roccioso di Gerico, il Wadi Kelt. Il caldo di agosto aiuta a immedesimarsi nel sudore del Maestro e della sua gente. Gli incontri sono quelli con i frati francescani, “custodi” della Terra Santa, o con le Suore dell’Istituto “Effetà” per bambini sordo-muti di Betlemme. Ma c’è anche l’incontro-scontro con il Muro: non il muro del Pianto, o più esattamente il muro Occidentale, parte delle mura del tempio distrutto nel 70 d. C. dai Romani, dove gli Ebrei, ogni giorno, pregano con il Vecchio Testamento in mano; il muro è piuttosto quello che tanti chiamano “il Muro della Vergogna”. Un muro costruito ufficialmente per evitare l’ingresso di terroristi palestinesi nel territorio nazionale ebraico, che racconta la storia di due popoli in continua lotta tra di loro, gli Israeliani e i Palestinesi. Un muro lungo 730 km e che avvicinandosi all’agglomerato urbano di Gerusalemme raggiunge 8m di altezza, separando la “Città Santa” da Betlemme. “Da quando è stato costruito il muro – racconta una suora dell’Istituto “Effetà” di Betlemme – non è facile spostarsi da un luogo all’altro, dappertutto ci sono check-points e questo ha provocato un aumento dei bambini sordo-muti, perché sono aumentati i matrimoni tra familiari, anche tra primi cugini: la consanguineità è una causa della disabilità”. E ancora l’incontro-scontro con il muezzin, colui che richiama i fedeli a pregare nelle moschee, anche alle 4 del mattino, mentre tu stai dormendo. Perché la Terra Santa è la terra non solo dei cristiani (che anzi rappresentano una minoranza), ma è la terra degli ebrei e dei musulmani. A Gerico, per esempio, che è una delle città più antiche del mondo ed è anche la città dei sicomori, su uno dei quali Zaccheo si arrampiccò per vedere Gesù, frate Mario, libanese, ci dice che la sua Parrocchia, dedicata a Gesù Buon Pastore, è l’unica chiesa cattolica latina, con poco più di 400 fedeli, su una popolazione totale di 25.000 abitanti. Ma poi c’è l’incontro più autentico, quello che ti cambia il cuore, l’incontro con Gesù, Sacerdote, Servo, Maestro, avvenuto sulle rive del fiume Giordano, dove i giovani pellegrini hanno rinnovato le loro promesse battesimali, sulle acque del Mar di Galilea. Incontro avvenuto soprattutto nella quotidiana celebrazione eucaristica: al santuario Stella Maris sul Monte Carmelo, luogo del profeta Elia, alla Basilica della Trasfigurazione sul Monte Tabor, alla Chiesa di Cafarnao, costruita sui resti della casa di San Pietro, alla Parrocchia del Buon Pastore di Gerico, a Betania presso la Chiesa di San Lazzaro, alla grotta dei Pastori a Betlemme, alla Basilica dell’Agonia e a quella di San Pietro in Gallicantu a Gerusalemme ed infine ad Emmaus Abu –Gosh, luogo dell’incontro dei discepli con Gesù Risorto. Nove giorni vissuti con Gesù, sui suoi passi, per ritornare a casa e vivere come lui. Il pellegrinaggio è stato organizzato in occassione del 50° anniversario della nascita della Pia Società San Gaetano (PSSG), congregazione religiosa di missionari, che è presente a Crotone da più di 40 anni. Ai giovani di Crotone si sono uniti anche quelli di Vicenza e di Monterotondo (Rm), che hanno vissuto questa esperienza come parte della Famiglia di Don Ottorino, fondatore della PSSG, guidati da Don Elio, che con paziena e competenza, ma soprattutto con amore gratuito li ha condotti sulle strade di Gesù. E tra queste strade c’è anche la “Via dolorosa” di Gerusalemme, sulla quale Gesù ha portato la sua croce, una via crucis fatta camminando e pregando tra la confusione del sūq, il mercato arabo, e i giovani soldati ebrei armati (maschi e femmine, perché il servizio militare in Israele è obbligatorio per tutti), che conduce fino alla tomba del Santo Sepolcro, una tomba vuota perchè Cristo è risorto. Con Don Elio, ad accompagnare i giovani “ottoriniani”, c’erano anche Don Luca e il diacono argentino Juan della comunità di Crotone, Don Giampietro e Don Juan Carlos (argentino) della comunità di Monterotondo, la Sorella nella diaconia Elisabetta di Vicenza, il diacono Pierluigi della comunità di Sooretama (Brasile) e infine Don Oswaldo della comunità San Cayetano del Guatemala.